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Good times for a change / See, the luck I’ve had / Can make a good man / Turn bad.
Dannata pioggia; dannata musica. E dannata memoria uditiva. Complice la prima, che mi tiene segregato in casa, sono preda dalle seconda: sto ascoltando in loop “Please Please Please Let Me Get What I Want” degli Smiths (comprato da Roberta alla nuova Feltrinelli di corso Mazzini con l’idea di farmi felice).
Invece è un corto circuito: quando, a quindici anni, ascoltavo Morrissey odiavo l’orto, pure mio padre; e mi drogavo di musica per vivere in un mondo onirico, immateriale. E in sella alla mia vespa 50 special cercavo i luoghi in cui le immagini che avevo di fronte somigliassero il più possibile a quelle delle canzoni che ascoltavo.
E oggi – che ho perso la pazienza di odiare – vorrei essere nell’orto, con mio padre. Ma piove. E – di nuovo – come all’epoca, c’è una infinta distanza tra il mondo di dentro e quello di fuori.
Haven’t had a dream in a long time / See, the life I’ve had / Can make a good man bad.
Avevo tirato fuori dalla serra le piantine appena nate dai semi biologici; ma temo che questo cattivo tempo le abbia spazzate via e mi toccherà piantare quelle “convenzionali” comprate al bivio di Cimino.
So for once in my life / Let me get what I want / Lord knows it would be the first time.
Ma chi è il coglione che ha progettato questo cervello? Dove lo ha messo il fottuto tasto “mute”?

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