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Dove sei in vacanza? 

«A Rotonda, dov’altro dovrei essere? Contrada Fratta è il mio paradiso». 

Ma al mare non ci vai mai? 

«No, mai, mi viene la malinconia, ripenso alla giovinezza e mi viene voglia di spararmi in bocca». 

Nemmeno a Maratea torni? 

«No, per me andare a Maratea è come andare al cimitero. La prima lapide è la mia: qui giace il giovane Andrea Di Consoli».

Non hai detto nemmeno una parola nell’arco di un anno. non è un po’ esagerato questo silenzio?

«Mah, nessuno è indispensabile, e poi mi sento politicamente uno sconfitto. Sognavo per la Basilicata una svolta liberale, libertaria e riformista. Non è avvenuta. A trarre le conseguenze non devono essere solo i politici, ma anche gli intellettuali. Il sistema politico lucano è e rimarrà sempre un sistema di relazioni corte e di clientelismo più o meno moderno. Non posso mica fare per tutta la vita come quei cani di campagna che abbaiano tutte le macchine che passano».

Ma una cosa almeno su Marcello Pittella me la puoi dire, o no?

«Sì, va bene, provo a dirtela. Innanzitutto ti dico che mi è simpatico, perché leggo nel suo volto il tormento, l’ansia, l’angoscia per i numeri negativi dell’economia lucana e per i problemi della nostra gente. Te la dico proprio tutta: il suo intervento l’altro giorno sul “Quotidiano” a proposito dei dati Svimez l’ho molto apprezzato, perché mai prima un presidente di Regione aveva dichiarato apertis verbis che se non torna il segno più davanti ai dati economici si deve parlare senza mezzi termini di fallimento. Vi ho ravvisato grande coraggio, tormento sincero e responsabile, e grande onestà intellettuale».

Pure De Filippo…

«Ma che dici? De Filippo avrebbe dato la colpa ai Brics, alla Cina, alle Torri Gemelle, al terrorismo islamico, a Gheddafi. De Filippo se la cavava sempre con bizantinismi della serie “è un tempo difficile, è un tempo complicato”. Retorica stucchevole, francamente. Tutt’altro stile, quello di Pittella. Più sanguigno, più vero, più viscerale».

Dimmi però un difetto di Marcello Pittella. 

«Mah, forse avere un fratello, ma il sangue è sangue e non ci si può far niente. Detto questo, tanto di cappello per uno che prende tutta quella valanga di voti alle Europee. Mica come certi arroganti di paese che con qualche migliaio di voti credono di essere i padroni della Basilicata». 

A chi ti riferisci?

Dai, lo sai, non mi far fare nomi. Non ho più voglia di litigare con gente che mentre io mi faccio il sangue amaro e mi devo prendere lo Xanax alla fine del mese si prende diecimila euro netti. Mi sono rotto, francamente».

L’altro giorno in direzione regionale Pittella si è arrabbiato con Folino. L’hai visto il filmato? 

«Sì, l’ho visto. Che ti debbo dire? Che Pittella è stato fin troppo signore. Ma come? Un Presidente di Regione non deve abboccare alle provocazioni e un deputato può far saltare i nervi impunemente solo perché pensa di essere la reincarnazione della verità e della giustizia? E De Filippo che fa, se la gode? Che pena! Un Presidente di Regione va rispettato, specialmente se sei un deputato della sua parte. Evidentemente certi padroncini sanno portare rispetto soltanto ai propri Presidenti, a quelli manovrati o manovrabili. Costoro sono soltanto un tappo nocivo per la democrazia lucana. Credo che si farebbe bene a lasciarli a casa, visto che portano zizzania e odio finanche a casa propria».

Bubbico lo senti ancora? 

«No, non lo sento da anni, e poi non è opportuno che il viceministro dell’Interno senta al telefono un figlio di pregiudicato come me. Ci tengo però a dirti che Bubbico, per rigore, capacità e serietà rimane comunque il miglior esponente politico della Basilicata, e mi piacerebbe che la sua storia e la sua capacità amministrativa divenisse patrimonio di tutto l’arco costituzionale lucano, e non già di una sottosezione del neo-brigantaggio al caviale. Mi fa molto male saperlo sequestrato dalla violenza subculturale degli pseudo-Bakunin di paese».

E Margiotta? 

«A Roma in commissione di vigilanza Rai sta facendo un lavoro eccezionale. Lo dico a ragion veduta, perché in Rai ci lavoro da quindici anni. Non c’è un solo dirigente apicale di viale Mazzini che non consideri il suo lavoro prezioso per il rilancio e per il rinnovamento della Rai. Aggiungo che ha capacità di relazionarsi con mondi molto “alti” con grande umiltà e charme. È molto amato. Ogni tanto lo sfotto e gli dico che non deve illudersi dei successi romani, perché poi tanto appena torna a Potenza lo aspettano sulla Basentana, armati fino ai denti, i neo-briganti al caviale». 

E Cannizzaro? 

«Sono molto contento di vederlo seduto nelle istituzioni. Secondo me non ha fatto una campagna elettorale molto brillante, però sarebbe stato il miglior sindaco di Potenza, perché ne conosco il decisionismo e l’acume amministrativo. Gli voglio bene e sempre gliene vorrò, perché al suo nome è legata una delle stagioni più battagliere del mio impegno civile». 

A cena con il nemico? 

«Con Don Marcello Cozzi. A mente fredda mi piacerebbe capire alcune cose delle sue crociate. E poi con Arisa. Non che sia una nemica, intendiamoci. Però mi piacerebbe capire più a fondo la sua psicologia complessa, quello starno miscuglio di timidezza e determinazione, di gatta morta e di vamp». 

Non mi dici niente di Roberto Speranza? 

«E che ti voglio dire? Ricordi quel detto antico? “Spagna o Franza purché se magna”. Che altro devo aggiungere? È uno straordinario camaleonte. È come Zelig di Woody Allen. Renziano a Roma, zdanovista a via Pretoria. Un contenitore vuoto che di volta in volta si riempie del solo contenuto del potere fine a se stesso». 

E di Lacorazza? 

«In fondo gli voglio bene, è un bravo ragazzo. Ma perché non capisce che prima o poi bisogna diventare padri? Perché si ostina a fare il figlio a vita? Non se l’è mai sentita di provare sulla propria pelle la solitudine e l’ebbrezza di andare per la propria strada, magari prendendo qualche calcio in bocca. Un po’ lo capisco, un po’ no». 

Tatiana Lisanti la conosci? 

«La conosco da molti anni, eravamo ragazzini quando ci conoscemmo. È una bravissima conduttrice del Tg3. Quando mi capita di vederla in televisione sono orgoglioso della strada che ha fatto. È una perfetta berlingueriana». 

Paradiso lo conosci? 

«No, di persona no, però lo stimo molto come comico. Mi fa ridere di gusto. Come politico non so». 

E di Braia e Luongo che mi dici? 

«Uffa Lucia, mi stai facendo il terzo grado. Che ti devo dire? Luongo è Luongo, è una figura mitologica, come Zeus. Due persone litigano? Nessun problema: arriva Luongo e li mette d’accordo intorno a un tavolo. È una specie di politico matrimonialista. Peccato solo che i litigi li procuri sempre e soltanto il suo maggiore azionista al caviale. Senza le provocazioni violente del neo-brigante al caviale, Luongo i litigi dovrebbe inventarseli a tavolino, perché è noto che senza litigi e crisi politiche Luongo se ne va in depressione. Il litigio insanabile è il suo orgasmo. Braia è rigoroso, volenteroso, ha molta più energia di Luongo, che ormai vorrebbe muoversi soltanto in Papamobile. Ma è renziano essendo cognato della potentissima e assai suffragata Maria Antezza, e Maria Antezza è renziana come io sono anoressico». 

Ma perché, nemmeno quest’estate sei riuscito a metterti a dieta? 

«Poco e niente, mannaggia. Sai con chi sono veramente arrabbiato, ora che ci penso? Con Erminio Restaino. Mi ha pugnalato al cuore. Ma dico io! Fino a oggi mangiavo, bevevo e fumavo tranquillamente perché mi dicevo intimamente: finché dura Restaino duro pure io, visto che avevamo quasi la stessa stazza. E lui che fa, il traditore? Si mette a dieta e diventa irriconoscibile. Ora devo accontentarmi di Verdini. Finché resiste lui c’è speranza anche per me». 

A proposito, e il centrodestra? 

«Mah, credo che la Basilicata potrà diventare di centrodestra soltanto se i big del centrosinistra passassero al centrodestra. E comunque mi fa schifo sentire i discorsi del neo-brigante al caviale quando accusa Pittella di aver preso anche i voti del centrodestra. Embè? Perché, il 40,8% di Renzi è solo frutto del consenso dei comunisti delle Frattocchie? I voti degli altri fanno sempre schifo, vero? Marcello Pittella è il massimo grado di renzismo che si può raggiungere in Basilicata». 

Ti piace il sindaco De Luca? 

Boh, non lo so, mi sembra un UFO». 

E Adduce? 

«Boh, ride sempre. Si vede che è allegro. Quando lo vedo lo abbraccio con gioia. È un sindaco anti-panico». 

E Buccico lo senti? 

«No, mai, però è l’unico che conosce certi aspetti profondi della nostra storia. Parlare con lui è sempre molto interessante». 

Pure De Filippo a proposito di storia… 

«Oddio Lucia, e basta co’ ‘sto De Filippo! Mi è odioso, con il suo tormento retorico, con il suo mantra del “tempo complesso, della stagione complicata”. Dai, lo sai: non l’ho mai sopportato. È un navigatore impaurito di rimanere senza poltrona. La sua nomina a sottosegretario è stata l’unico atto pietoso di Renzi che, come tutti sanno, è spietato». 

In conclusione: vuoi ancora bene alla Basilicata? 

«Voglio bene solo alla Lucania. La Basilicata mi fa schifo. Ma, in fondo, la stessa cosa vale anche per me: voglio bene ad Andrea, mentre Di Consoli mi fa schifo. Per esempio, mi sono appena pentito di aver ceduto alla tua seduzione giornalistica».

l.serino@luedi.it

 

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