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CATANZARO – Il sindaco vicino al clan, l’imprenditore nautico sponsorizzato per ottenere lavori, ed ancora estorsioni, traffico di droga e una scia di sangue sullo sfondo. E’ questo il contesto in cui è maturata l’operazione che ha portato all’emissione di 19 ordinanze di custodia cautelare in carcere, 6 ai domiciliari e altri 21 indagati. 

Carabinieri e Polizia di Stato di Catanzaro hanno eseguito gli arresti e le perquisizioni a carico di presunti capi e gregari della consorteria mafiosa dei Gallace-Gallelli operante nei comuni di Guardavalle e Badolato, nel basso Ionio catanzarese. Ai destinatari delle misure vengono contestati, a vario titolo, i reati di associazione per delinquere di stampo mafioso, estorsioni, usura, stupefacenti e armi. Nel corso delle attività investigative, sarebbero state accertate responsabilità a carico di diversi esponenti delle due famiglie mafiose anche in riferimento a un’estorsione a carico di una ditta emiliana impegnata nei lavori di costruzione del porto di Badolato. 

I LEGAMI DEL SINDACO. Nell’inchiesta risulta indagato con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa anche il sindaco di Badolato, Giuseppe Antonio Parretta, rieletto in primavera alla guida di una lista civica. Nello specifico, la Dda di Catanzaro ne aveva chiesto l’arresto, ma il Gip ha ritenuto di non concederlo. Secondo gli inquirenti, il primo cittadino avrebbe avuto il sostegno elettorale del clan ricambiandolo con favori e con una gestione del servizio tecnico comunale favorevole agli interessi del gruppo. Il prefetto Antonio Reppucci valuterà nel corso della prossima seduta del Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica l’opportunità di inviare una commissione di accesso agli atti al comune di Badolato. 
L’IMPRENDITORE NAUTICO. Tra gli arrestati anche Antonio Ranieri, 60 anni, titolare dei cantieri nautici Ranieri. Il noto imprenditore del soveratese, secondo gli inquirenti, grazie al sostegno delle cosche, avrebbe imposto la sua gestione nel porto di Badolato, dimostrandosi, secondo gli inquirenti, molto vicino ai clan. 
IPOTESI TALPA. “Gli indagati sapevano di alcune indagini nei loro confronti, di telefoni intercettati e di possibili arresti. Per questo sono state avviate le indagini per risalire alla fuga di notizie”. Lo ha detto il procuratore aggiunto di Catanzaro, Giovanni Bombardieri, nel corso della conferenza stampa che si è svolta a Catanzaro per i 25 arresti ai danni della cosca Gallace di Guardavalle (Catanzaro). Durante l’incontro con la stampa, il prefetto Antonio Reppucci ha detto che “lo Stato è presente, le continue e ripetute operazioni testimoniano questo. Quello di oggi è l’ennesimo colpo che serve a fare capire ai cittadini che lo Stato c’è, anche se siamo in guerra e dobbiamo combatterla tutti insieme”. Anche il procuratore capo Vincenzo Antonio Lombardo ha sottolineato il risultato dell’inchiesta, sottolineando gli interessi dei clan verso il porto di Badolato. Per il questore Guido Marino “la zona ha vissuto con quattro parassiti mafiosi, e quello di oggi è l’ennesimo assist alla società civile e al riscatto del territorio attraverso la sua vocazione turistica”, appallendosi anche al ruolo che devono avere i cittadini.
L’INCHIESTA. Dalla gestione del porto di Badolato alle estorsioni, passando per lo spaccio di droga e il controllo delle elezioni comunali e dell’attività amministrativa. La potente cosca dei Gallace di Guardavalle (Catanzaro) aveva in mano tutto il sistema degli affari. Partendo dalla Calabria fino in Lombardia garzie alle sue forti ramificazioni. Nell’inchiesta che stamane ha portato in carcere 25 persone non solo ‘ndranghetisti, ma anche professionisti, in particolare tecnici, e amministratori comunali. 
Sono state le indagini della squadra Mobile di Catanzaro, guidata da Rodolfo Ruperti, e dei Carabinieri del Reparto operativo provinciale di Catanzaro e della Compagnia di Soverato diretti dal colonnello Giorgio Naselli e dal capitano Saverio Sica a fare luce sul “locale” del catanzarese. Partendo dal 2007 e fino a ricostruire ogni legame. Compreso il ruolo di primo piano che la ‘ndrina ha conquistato in Lombardia, specie dopo avere eliminato gli alleati-nemici della cosca Novella. Le dichiarazioni di ben otto pentiti sono state incrociate con le attività investigative compiute in sinergia tra le forze dell’ordine, portando a 19 persone in carcere, 6 ai domiciliari e altri 21 indagati, per un totale di 46 persone coinvolte. 
Non risultano contestati omicidi nel provvedimento firmato dal pm Vincenzo Capomolla, dal momento che per quelli la Procura si muove con altri filoni investigativi, come hanno spiegato il procuratore capo Vincenzo Antonio Lombardo e l’aggiunto Bombardieri. E’ il gip Assunta Maiore a delineare il quadro in cui si è mossa l’indagine: “Le indagini – afferma il giudice – hanno permesso di accertare l’esistenza e l’attuale operatività, in Guardavalle e nei comuni limitrofi, del pericoloso gruppo di elevata capacità criminale e di tipo mafioso”. Alleati ai Gallace, secondo quanto emerso nell’operazione “Itaca Free Boat”, ci sono i Gallelli (alias Macineddhu) e gli omonimi Gallelli (alias Sidis), che avrebbero gestito gli interessi su Badolato. Nel mirino del locale di ‘ndrangheta sarebbero finiti imprenditori e grossi commercianti. Il clan avrebbe preteso il pagamento di una percentuale sui lavori pubblici e sugli incassi degli esercizi commerciali. Meccanismo diverso per i piccoli commercianti che non avrebbero pagato alcuna tangente, ma avrebbero riconosciuto alla cosca Gallace la possibilità di avere prodotti e servizi senza pagare nulla. 
Anche il porto di Badolato era diretta gestione dei Gallace e dei suoi affiliati, fino ad essere dato in gestione all’imprenditore nautico Antonio Ranieri, 60 anni, che avrebbe scavalcato anche i migliori offerenti per il servizio grazie alle pressioni del clan. E poi i legami amministrativi e politici, con il sostegno al sindaco di Badolato, che avrebbe favorito, sempre secondo l’accusa, il sodalizio criminale nella gestione amministrativa. Al punto che il procuratore aggiunto Bombardieri ha sostenuto che “l’Ufficio tecnico comunale era in mano ai Gallelli”.
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