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LAMEZIA TERME (CZ) – Fu nello studio dell’avvocato Giovanni Scaramuzzino, secondo la Dda di Catanzaro, che avvenne l’incontro tra Piero Aiello, allora candidato alle regionali e poi divenuto senatore dell’Ncd, ed il boss Giuseppe Giampà, figlio del capocosca della ‘ndrangheta lametina Francesco, detto “il professore”, divenuto collaboratore di giustizia.

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SULL’OPERAZIONE PERSEO

E’ stata la testimonianza di Giampà, resa davanti al pm della Dda di Catanzaro Elio Romano, ad inguaiare il parlamentare ed a spingere la Dda a chiederne l’arresto per voto di scambio nell’ambito dell’operazione Perseo. La richiesta fu respinta dal Giudice per le indagini preliminari, Abigail Mellace, sostenendo che «non c’è prova che Aiello sia stato effettivamente consapevole di partecipare ad una riunione con importanti esponenti di vertice di una delle più pericolose organizzazioni di ‘ndrangheta calabrese».

Contro questa tesi la Dda di Catanzaro ha presentato ricorso al riesame che ha condiviso l’impostazione del Gip. Successivamente la Dda ha presentato ricorso in Cassazione che ha annullato la decisione del riesame disponendo che ci sia una nuova pronuncia del tribunale della libertà.

L’accusa sostiene che in occasione delle elezioni regionali del 2010 Piero Aiello, candidato per l’allora Pdl, avrebbe promesso l’affidamento di appalti per la fornitura di materiale vario alla Regione, in cambio di voti, ai boss Giuseppe Giampà e Saverio Cappello.

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