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A sei anni dal suicidio, resta un mistero la morte dell’uomo accusato di quattro omicidi avvenuti a Lamezia nel 2006

LAMEZIA TERME – Il gip del tribunale di Viterbo, Savina Poli, ha depositato l’ordinanza con cui ha rigettato la richiesta di archiviazione del pm di Viterbo sulla morte nel carcere di Viterbo del giovane lametino Claudio Tomaino avvenuta a gennaio del 2008. (LEGGI LA NOTIZIA DELLA DECISIONE DEL GIP)

Una morte che dopo 8 anni e mezzo non è ancora stata chiarita, così come che a uccidere quattro persone sia stato solo Tomaino che il 27 marzo del 2006 in una zona di campagna di Caraffa uccise l’infermiere Camillo Pane, la moglie, Annamaria, la figlia diciottenne, Maria e il figlio ventenne, Eugenio. Le vittime erano, rispettivamente, zii e cugini di Claudio Tomaino, che avrebbe sparato per un movente legato ad un debito contratto e mai saldato allo zio, nell’ambito di un contesto di aste giudiziarie mai del tutto chiarito. Tomaino si sarebbe suicidato in carcere pochi giorni prima dell’udienza davanti alla Corte d’assise di Catanzaro in cui avrebbe dovuto essere depositata la perizia psichiatrica su Tomaino che avrebbe determinato l’esito del processo. Tomaino fu trovato morto e al processo non si presentò mai: il 18 gennaio 2008 si sarebbe tolto la vita soffocandosi nel carcere di Viterbo.

 LEGGI DEI PRIMI DUBBI SULLA MORTE DI TOMAINO

Ma sulla tesi del suicidio ci sono molti dubbi ed è per questo che il gip di Viterbo – per la terza volta – ha rigettato la richiesta di archiviazione del pm ordinando nuove indagini accogliendo (ancora una volta) l’opposizione all’archiviazione da parte degli avvocati Francesco Balsamo e Noemi Balsamo, legali di fiducia di Maria Cecilia Pane, la madre di Tomaino che non ha mai creduto che suo figlio si fosse suicidato in carcere così come che suo figlio abbia potuto agire da solo per uccidere quattro persone contemporaneamente (per la strage di Caraffa anche il gip di Catanzaro ha ordinato a maggio 2014 al pm Paolo Petrolo di indagare ancora dando sei mesi di tempo ma a tutt’oggi ancora nessuna risposta dalla Procura di Catanzaro). «Al fine di procedere ad una più compiuta ricostruzione delle circostanze relative alla morte di Claudio Tomaino – scrive il gip di Viterbo – appare, infatti, necessario effettuare ulteriori indagini. In particolare, si ritiene necessario individuare colui che, all’epoca dei fatti, svolgeva le funzioni di responsabile dell’obitorio di Civita Castellana, per sentirlo a sommarie informazioni allo scopo di verificare in quale orario la salma del Tomaino sia stata posizionata nella cella frigorifera, acquisendo, sul punto, anche l’eventuale documentazione da cui risulti tal orario».

LEGGI DEI DUBBI DELLA MADRE DI TOMAINO

Per il gip «appare, altresì, necessario, come già stabilito dal precedente gip nel respingere la richiesta di archiviazione, procedere ad accertamenti tecnici sulle tracce biologiche presenti sul cuscino e sul lenzuolo in sequestro – al fine di stabilire la natura – nonché verificare se siano presenti tracce biologiche all’interno della busta di plastica sul fornello in sequestro e verificarne la natura, se rinvenute. E’ poi necessario – scrive ancora il gip – sentire a sommarie informazioni Pane Maria Cecilia in ordine alle lesioni che la donna afferma di aver notato sul corpo del figlio Tomaino Claudio nei giorni precedenti il decesso, verificando, altresì, presso il carcere in cui il detenuto era ristretto, quale siano state le giornate in cui la Pane, prima del decesso, ha avuto colloqui con il figlio». E «occorre verificare, acquisendo la relativa documentazione, se il Tomaino abbia fatto accesso presso l’infermeria del carcere ed abbia ricevuto medicazioni nei giorni immediatamente precedenti il decesso ed acquisire l’ulteriore documentazione attestante le celle occupate dallo stesso Tomaino nel carcere di Viterbo». Tutti dubbi, quindi, che ora spetta alla Procura di Viterbo chiarire entro 4 mesi, in attesa delle nuove indagini sulla strage.

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