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Gennaro Pulice e Bruno Gagliardi

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LAMEZIA TERME – Il 17 agosto del 1995 all’interno di una rivendita di autoricambi di Nocera Terinese venne ucciso in un agguato mafioso Gennaro Curcio, all’epoca 26enne. Ad ucciderlo l’attuale collaboratore di giustizia Gennaro Pulice. A distanza di 21 anni da quell’omicidio vengono arrestati i cugini omonimi Bruno Gagliardi, rispettivamente di 50 e 42 anni (quest’ultimo già in carcere per l’operazione Andromeda, per un omicidio e per un tentato omicidio). Secondo le accuse, Bruno Gagliardi di 42 anni avrebbe avuto il ruolo di scortare il killer (il pentito Gennaro Pulice, all’epoca minorenne) sul luogo del delitto mentre Bruno Gagliardi di 50 anni avrebbe avuto un ruolo logistico-organizzativo nell’omicidio.

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E così alle prime ore di oggi la Polizia di Stato ha eseguito un’ordinanza che dispone la custodia cautelare, emessa dal gip distrettuale di Catanzaro su richiesta della locale Procura distrettuale Antimafia diretta dal procuratore, Nicola Gratteri, a carico dei cugini Gagliardi ritenuti responsabili dell’omicidio, aggravato dalla metodologia mafiosa, di Gennaro Curcio, all’epoca dei fatti, partecipi di un “gruppo emergente” che tentava di affrancarsi dalla cosca “Bagalà” egemone sui traffici illeciti dei comuni del litorale lametino sotto il diretto controllo della cosca Iannazo di Lamezia Terme. L’ordinanza del gip ritiene sussistenti a carico degli indagati gravi indizi di responsabilità in ordine all’agguato, teso all’interno di una rivendita di autoricambi in Nocera Terinese, che costò la vita all’allora ventiseienne Gennaro Curcio, diretto referente del Bagalà.

La misura cautelare applicata ai cugini Gagliardi sollecitata dal procuratore aggiunto Giovanni Bombardieri e dal sostituto procuratore. Elio Romano, mette a frutto le indagini condotte dalla Squadra Mobile di Catanzaro, le cui evidenze hanno consentito di ricostruire il cruento fatto di sangue facendo piena luce sulle modalità di consumazione del delitto e sul contesto di ‘ndrangheta in cui si inquadrava. In particolare le attività investigative si sono sviluppate da quelle che sono state le recenti acquisizioni dichiarative del collaboratore di giustizia GennaroPulice (esecutore materiale) le quali hanno costituito fondamentale riscontro alle chiamate in correità di altro collaboratore di giustizia, Gianfranco Norberti, che per l’episodio in questione aveva già riportato condanna definitiva.

Le propalazioni del neo collaboratore Gennaro Pulice, che si è autoaccusato di essere autore materiale dell’omicidio (il primo omicidio da lui commesso quando era ancora minorenne secondo quanto lui stesso ha confessato) hanno consentito quindi di delineare il quadro criminale in cui era maturato l’evento delittuoso nonché di definire le responsabilità dei due cugini. L’omicidio in definitiva, risulta realizzato dai componenti del gruppo di “scissionisti” intenzionati a scalzare – secondo la ricostruzione dell’accusa – l’egemonia del gruppo “Bagalà” sulle estorsioni da essi gestite, in maniera esclusiva, nei Comuni di Falerna, Gizzeria e Nocera Terinese. Del gruppo in questione avrebbero fatto parte oltre a Pulice, Norberti e i due cugini Gagliardi, anche Giovanni La Polla, e Salvatore Ruberto, entrambi questi ultimi rimasti uccisi in quella che viene ricordata come la “strage di Sambiase” che si verificò il 29 settembre del 1995 come immediata risposta da parte delle cosche dominanti all’omicidio di Gennaro Curcio. Nel rivelare i particolari sull’omicidio Curcio, il pentito Pulice a luglio 2015 (un mese dopo la sua decisione di collaborare) ha raccontato al sostituto procuratore Romano che «il secondo omicidio che ho commesso è quello del 17 agosto del 1995, sono stato anche tratto in arresto per questo omicidio e poi successivamente scagionato, il caso è stato archiviato. La vittima era Gennaro Curcio, io avevo 17 anni compiuti da qualche giorno. L’omicidio del 1995 fu effettuato a Nocera Terinese all’interno di un negozio di autoricambi, se non mi sbaglio di chiama Bais. Quindi quel giorno andai a fare l’omicidio, ero convinto che nel negozio non ci fosse Gennaro Curcio, che era un braccio destro di Bagalà e di Isabella, ma io ero convinto che ci fosse invece il Bagalà. Quando sono entrato nel negozio di autoricambi, sono entrato da solo, io avevo una 7.65 mi pare, mi ritrovai davanti questo Curcio Gennaro che, tra l’altro, era anche armato. Posso dire che in realtà l’obiettivo era Carmelo Bagalà. Tale azione delittuosa non fu accettata di buon grado dagli Iannazzo e dai Cannizzaro – Daponte i quali mi convocarono, mi prelevarono forzosamente per sapere da me la verità su quanto successo. La risposta a tale azione delittuosa si concretizzò negli omicidi di Lapolla Giovanni e di Ruberto “il diavolo”».

Bruno Gagliardi di 50 anni è stato rintracciato, con l’ausilio della Squadra Mobile di Novara nella cui provincia Gagliardi era da tempo residente, a Milano presso una struttura sanitaria dove era ricoverato per accertamenti medici ed è stato associato presso la Casa circondariale San Vittore di Milano, mentre la notifica del provvedimento a Bruno Gagliardi di 42 anni, è stata effettuata presso la Casa circondariale di Terni dove è detenuto a seguito delle contestazioni per associazione mafiosa nell’ambito dell’operazione “Andromeda”, eseguita dalla Squadra Mobile di Catanzaro nel mese di maggio del 2015 contro i clan Iannazzo, Cannizzaro e Daponte, per l’omicidio di Vincenzo Torcasio e il contestuale tentato omicidio di Vincenzo Curcio, episodio per il quale nel mese di febbraio scorso a seguito delle risultanze investigative anch’esse acquisite dalla Squadra Mobile, la Polizia di Stato gli ha notificato un ulteriore provvedimento restrittivo.

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