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L'auto guidata da Pagliuso al momento del delitto

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LAMEZIA TERME – A distanza di un mese esatto dall’omicidio dell’avvocato Francesco Pagliuso, ucciso la sera del 9 agosto a colpi di pistola nel cortile della propria abitazione a Lamezia Terme (LEGGI), emerge un particolare importante, ora al vaglio degli inquirenti della Dda di Catanzaro, che coordinano le indagini: nella recinzione della casa del penalista lametino, in precedenza all’assassinio, era stato già praticato un buco poi, fatto “ricucire” verosimilmente dall’avvocato stesso, proprietario della villa.

IL KILLER RIPRESO DALLE TELECAMERE: LEGGI

L’assassino o gli assassini il giorno del delitto si sono introdotti nel cortile recintato facendo un simile buco nella rete metallica che circonda la casa, dopodiché hanno atteso il rientro del legale, freddato non appena l’automobile su cui viaggiava ha varcato il cancello d’ingresso. L’avvocato Pagliuso viaggiava armato e certamente l’aver notato il taglio della recinzione ha innescato o aumentato preoccupazioni, purtroppo poi rivelatesi fondate.

I FUNERALI DELL’AVVOCATO E LE PROTESTE DEI COLLEGHI

Non è detto che il precedente taglio della rete, poi fatto riparare, sia sicuramente collegato alla successiva azione delittuosa. Per esempio, potrebbe essersi verificato un tentativo di furto, non andato a buon fine, dato che non risultano furti denunciati dall’avvocato.

FOTO: IL LUOGO DELL’OMICIDIO

Comunque, aldilà, delle possibili deduzioni derivanti dall’indizio, al momento c’è il fondato sospetto che qualcuno, giorni o settimane prima dell’omicidio, abbia tentato di introdursi nella casa del penalista. Il taglio “ricucito” è visibile dall’esterno dell’abitazione.

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Magistrati e carabinieri continuano a investigare senza sosta a largo raggio, analizzando ogni particolare. Il movente dietro il delitto è ancora avvolto nel mistero. L’ipotesi prevalente è che l’assassinio sia maturato nell’ambito di trame malavitose, avendo l’avvocato la difesa di diversi indiziati e imputati di ‘ndrangheta appartenenti alle cosche lametine. Anche se il legale di 43 anni, coltivava altri interessi, anche imprenditoriali, in concomitanza alla sua professione che lo portava a seguire pure cause civili.

Le telecamere di sorveglianza della villa hanno immortalato i terribili attimi dell’omicidio, riprendendo la sagoma del killer, proprio mentre preme il grilletto. Le immagini mostrano solo un individuo, pur tuttavia negli ambienti investigativi si fa strada la possibilità che il colpevole possa aver avuto dei complici. Il fatto che il sicario abbia mirato e colpito alla testa la vittima predestinata, fa pensare ad una vera e propria esecuzione di stampo mafioso.

Anche per questo l’inchiesta, inizialmente aperta dalla procura di Lamezia Terme, ben presto, è diventata di competenza della direzione distrettuale antimafia. Il fascicolo è gestito dal procuratore aggiunto della Dda di Catanzaro, Giovanni Bombardieri, che coordina direttamente tutte le indagini sul caso.

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