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Un arresto dei carabinieri

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LAMEZIA TERME – Telefona prima alla Guardia di finanza per comunicare la sua volontà di costituirsi e che da lì a poco sarebbe arrivato alla caserma della fiamme gialle.

Ma Gino Strangis (nella foto), 48 anni, alla finanza non si è più presentato perchè nel pomeriggio di ieri durante il tragitto viene fermato e arrestato prima dai carabinieri che gli hanno notificato l’ordinanza di custodia cautelare in carcere che pendeva dal 10 agosto scorso nei confronti di Strangis, condannato a sei anni dalla Corte d’Appello di Catanzaro dopo che a giugno 2015 era stato assolto dal gup di Catanzaro con il rito abbreviato. A luglio scorso, infatti, otto imputati (fra cui Gino Strangis) sono stati condannati dalla Corte d’Assise d’Appello (a seguito del ricorso contro le assoluzioni della Procura distrettuale antimafia di Catanzaro) e in virtù della condanna in secondo grado erano tornati in carcere (tranne Gino Strangis che si rese irreperibile) (LEGGI L’ARTICOLO CON LA NOTIZIA DELLA CONDANNA).

E così la Polizia di Stato di Catanzaro aveva eseguito l’arresto di sette delle otto persone, tutte ritenute appartenenti alla cosca di ‘ndrangheta Giampà, dando esecuzione ad un provvedimento emesso dalla Corte di Assise di Appello di Catanzaro su richiesta avanzata dalla Procura generale presso la Corte d’Appello. Gli arrestati erano stati già coinvolti nell’operazione Perseo di luglio 2013 (LEGGI LA NOTIZIA CON LA SENTENZA DI PRIMO GRADO).

In particolare, le porte del carcere si riaprirono per Antonio Fragale, 55 anni (al quale successivamente gli sono stati concessi gli arresti domiciliari) , Emiliano Fozza, 37 anni; Domenico Sirianni, detto “il pescatore”, 31 anni; Pino Strangis, 41 anni, Carmine Vincenzo Notarianni, 59 anni (tutti condannati a 6 anni); Giuseppe Ammendola, 33 anni, condannato a 20 anni di carcere per concorso in un duplice omicidio e Antonio Muraca, 47 anni, condannato a 8 anni di reclusione. I destinatari del provvedimento erano stati stati rintracciati dai poliziotti della Squadra Mobile di Catanzaro e del commissariato di Lamezia ad eccezione Gino Strangis.

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