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L'arresto di Pasquale Gullo

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L’esecuzione fu decisa dopo un vertice della cosca Cerra-Torcasio-Giampà per vendicare la morte del boss Giovanni Torcasio

CATANZARO – Fu deciso al termine di una serie di incontri tra gli affiliati più influenti della cosca Cerra-Torcasio-Giampà di Lamezia Terme – unita prima della scissione fra Torcasio e Giampà – l’omicidio di Pasquale Izzo, assassinato nel dicembre 2000 in un agguato nel quale morì anche Giovanni Molinaro che si trovava con lui.

È quanto emerso dalle indagini della polizia che stamani hanno portato all’arresto di cinque affiliati alla cosca (LEGGI LA NOTIZIA) con l’accusa di duplice omicidio aggravato dalle modalità e dalle finalità mafiose.

Gli arrestati sono Aldo Notarianni, di 51 anni, considerato l’esecutore materiale del duplice delitto; il fratello Giovanni Notarianni detto “Gianluca” (45); Antonio Villella detto “Crozza” (40); Vincenzo Torcasio (36); Pasquale Gullo (45). Quest’ultimo è stato bloccato nella sua abitazione (GUARDA IL VIDEO), mentre gli altri 4 erano già detenuti per associazione mafiosa e, Aldo Notarianni, anche per un altro omicidio.

Le indagini della squadra mobile di Catanzaro e del Commissariato di Lamezia Terme, coordinate dalla Dda diretta da Nicola Gratteri e dal procuratore aggiunto Giovanni Bombardieri e dal pm Elio Romano, si sono avvalse delle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia Giuseppe Giampà, Angelo Torcasio, Pasquale Giampà, Pasquale Catroppa e Gioacchino Marco Macrina che sono state riscontrate, delineando la ricostruzione di quanto accaduto 16 anni fa.

Secondo l’accusa, Nino Torcasio e Pasquale Giampà “Boccaccio”, capi della cosca Cerra-Torcasio-Giampà prima della scissione, per vendicare l’assassinio del boss Giovanni Torcasio, ucciso nello scontro passato alle cronache come prima guerra di mafia di Lamezia Terme, dopo aver effettuato vari incontri con gli affiliati più rappresentativi della cosca, tra i quali Aldo Notarianni, Giuseppe Giampà, Giovanni Notarianni, Antonio Villella, Pasquale Gullo e Vincenzo Torcasio, decisero l’omicidio di Izzo, ritenuto affiliato all’avversa cosca Iannazzo, dando mandato per l’esecuzione a Aldo Notarianni, Maurizio Giampà, Giuseppe Giampà, Antonio Villella e Giovanni Notarianni detto “Gianluca”.

Aldo Notarianni e il defunto Maurizio Giampà, che avrebbe guidato l’auto usata per la fuga, il 6 dicembre 2000, dopo aver ricevuto l’arma da Giuseppe Giampà e l’auto da Antonio Villella, andarono nel bar dove era stata segnalata la presenza di Izzo. Notarianni, una volta dentro, sparò 4 colpi di revolver cal. 380 contro la vittima designata ed uno contro Molinaro che in si trovava insieme a Izzo, uccidendo entrambi. I sicari, subito dopo, raggiunsero il luogo designato per lo «scambio di macchina» dove sarebbero stati prelevati da Giovanni Notarianni, che dopo aver incendiato il veicolo utilizzato, li condusse lontano dal luogo del delitto. 

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