X
<
>

Condividi:
2 minuti per la lettura

CATANZARO – Nonostante gli arresti e le condanne, gli affiliati alla cosca Sia-Procopio-Tripodi avrebbero tentato di ristabilire il loro controllo nel territorio soveratese.

Questa mattina i carabinieri del nucleo investigativo di Catanzaro unitamente a personale della compagnia di Soverato hanno tratto in arresto Cosimo Zaffino, Massimiliano Catanzariti e Massimiliano Sestito quest’ultimo già detenuto ma ritenuto il capo della ‘ndrina di Gagliato (LEGGI). I tre devono rispondere di associazione a delinquere di stampo mafioso.

I particolari dell’indagine Show-down 3 sono stati resi noti durante una conferenza stampa cui hanno partecipato il procuratore aggiunto Vincenzo Luberto, il tenente colonnello Alceo Greco, comandante il reparto operativo dei carabinieri del Comando provinciale di Catanzaro, il tenente Fabio Vincelli, comandante del nucleo investigativo dello stesso reparto, il tenente Gerardo De Siena che guida la Compagnia di Soverato e il luogotenente Giuseppe Di Cello.

Luberto ha sottolineato come «sul territorio del Soveratese sia stato importante il lavoro di costanza e perseveranza portato avanti dai carabinieri e dai colleghi della Dda. Il pm Vincenzo Capomolla si è trovato a gestire un territorio che non aveva mai avuto un’affermazione di esistenza di una cosca di ‘ndrangheta. La perseveranza ha avuto i suoi frutti con il riconoscimento della consorteria criminale», grazie alla prima sentenza Showdown che ha riconosciuto l’associazione mafiosa contestata agli imputati appartenenti alla cosca Sia-Procopio-Tripodi.

Il gruppo criminale decapitato questa mattina era entrato in contatto con il boss di Cutro Nicolino Grande Aracri, che il procuratore Liberto ha definito «ombelico della ‘ndrangheta della Calabria centrale e settentrionale». Al mammasantissima si era rivolto Catanzaro per ottenere il permesso per raccogliere soldi finalizzati al sostentamento dei detenuti.

Greco ha ricordato che Massimiliano Sestito nel 1991 venne arrestato e poi condannato per l’omicidio dell’appuntato dei carabinieri Renato Lio. Nell’indagine sono indagati anche i due collaboratori di giustizia Gianni Cretarola e Francesco Fiorentino, oltre ad una sesta persona la cui identità è coperta da omissis

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE