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La Prefettura di Catanzaro

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CATANZARO – Un funzionario della Prefettura di Catanzaro e un imprenditore lametino che gestisce una struttura di accoglienza per migranti sono stati arrestati e posti ai domiciliari al termine di un’indagine condotta dalla squadra Mobile di Catanzaro.

Si tratta di Nerina Renda, 53 anni, di Lamezia Terme, e Salvatore Lucchino, 73 anni, ritenuti responsabili, in concorso tra loro, del reato di corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio.

Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Catanzaro diretta da Nicola Gratteri, hanno permesso di accertare che Renda, funzionario in servizio, all’epoca dei fatti, nell’area IV – Settore Immigrazione Rifugiati – della Prefettura di Catanzaro ha favorito, a fronte di un corrispettivo economico, l’imprenditore lametino impegnato nel settore dell’accoglienza ai migranti, gestore della società cooperativa Gianal, nella instaurazione di un rapporto convenzionale con la Prefettura per la gestione del servizio dei migranti richiedenti protezione internazionale.

L’indagine, coordinata dal sostituto procuratore Paolo Petrolo e dal procuratore aggiunto Giovanni Bombardieri, è stata avviata dopo la stipula, il 29 dicembre 2014, di una convenzione tra la Gianal Srl e la Prefettura, al termine della gara d’appalto bandita per l’assegnazione del servizio. La polizia ha evidenziato che Lucchino aveva stretto una relazione con Renda, al punto che nel giugno 2015 l’uomo ha ceduto alla donna un immobile sito nel comune di Feroleto Antico.

Renda, secondo le indagini della Mobile, avrebbe partecipato attivamente all’espletamento della procedura di gara indetta dalla Prefettura di Catanzaro, anche attraverso sopralluoghi e ispezioni nella struttura di Lucchino, esprimendo parere positivo. Renda, trasferita dal precedente incarico, avrebbe anche svolto il ruolo di amministratore “di fatto” del centro. L’abitazione donata a Renda è stata sequestrata, mentre sarebbe emerso che l’imprenditore avrebbe donato alla donna diverse somme di denaro.

I richiedenti asilo ospitati nella struttura di Feroleto Antico e gestita dall’imprenditore Salvatore Lucchino vivevano in «condizioni igieniche precarie». Il fatto emerge da un verbale di ispezione richiamato nell’ordinanza di custodia cautelare che oggi ha portato agli arresti domiciliari l’imprenditore lametino e la funzionaria della Prefettura di Catanzaro Nerina Renda con l’accusa di corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio.

Secondo quanto riportato nell’ordinanza del gip Carlo Saverio Ferraro, nel primo sopralluogo alla struttura di Feroleto, effettuato dalla stessa Renda – che era legata sentimentalmente a Lucchino – erano stati omessi «aspetti che risultavano assolutamente negativi».

Tra le criticità individuate nel corso di una successiva ispezione fatta da vigili del fuoco e Asp, oltre alle precarie condizioni igieniche, era emersa la mancanza di dispositivi antincendio, di illuminazione di emergenza e l’esistenza di cucine da campo collegate a bombole di gas. Per il gip la funzionaria della Prefettura avrebbe «esercitato la propria funzione pubblica in modo strumentale al perseguimento di interessi privati, in particolare con lo scopo di consentire a Lucchino l’instaurazione di un rapporto convenzionale con la Prefettura, attivandosi anche con la predisposizione di verbali e sopralluoghi volutamente generici e incompleti».

Secondo l’accusa in cambio Nerina Renda avrebbe ottenuto la proprietà di un immobile a Feroleto e «imprecisate somme di denaro necessarie comunque all’apertura di un B&B da parte della figlia». In una intercettazione la stessa Renda racconta quanto promessole da Lucchino: «Lui è arrivato a dirmi .. ‘non appena adesso mi arrivano i soldi .. vi pago tutte le spese per il B&B… la villetta la faccio lo stesso e la intesto a te ..’».

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