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Il centro immigrati

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LAMEZIA TERME (CATANZARO) – In una conversazione telefonica, presentandosi come funzionario della Prefettura di Catanzaro inserita nell’area rifugiati ed immigrati da più di venti anni, Nerina Renda racconta la sua storia alla segretaria particolare della presidente della Camera dei Deputati, Laura Boldrini, dicendo di conoscerla benissimo.

E riferisce che non riesca a capacitarsi come sia possibile che venga chiuso un centro di accoglienza come quello del suo compagno e non venga fatto altrettanto con un centro come quello della Malgrado Tutto che si contraddistingue solo per mancanza di rispetto alle regole e alle leggi.

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La segretaria particolare della Boldrini spiega a Nerina Renda che la sua presidente comunque non può fare un intervento a favore suo. Le consiglia di scrivere alla commissione parlamentare dei centri di accoglienza ed ai deputati del luogo anziché scrivere a loro. Nerina Renda a tal proposito inizia a parlare del senatore Morra che ha subito fatto un salto al centro di Feroleto dopo essersi occupato della vicenda del centro di accoglienza di Raffaello Conte (Malgrado Tutto, ndr).

E’ contenuto anche questo nell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip di Catanzaro, Carlo Saverio Ferraro, nei confronti di Salvatore Lucchino, 73 anni, e Nerina Renda, 53 anni, funzionaria della prefettura di Catanzaro, finiti agli arresti domiciliari per le accuse (contestate dal pm Paolo Petrolo) in concorso tra loro, di corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio.

Secondo quanto emerso dalle indagini della Squadra mobile, la Renda, avrebbe favorito, a fronte di un corrispettivo economico (12.000 euro) e la cessione di una villetta a Feroleto Antico, Lucchino, gestore della cooperativa Gianal che aveva realizzato il Cas (Centro accoglienza straordinaria) di Feroleto Antico, nella instaurazione di un rapporto convenzionale con la Prefettura per la gestione del servizio dei migranti. Un quadro accusatorio per i due che emerge anche dalle intercettazioni telefoniche. Parlando al telefono con il suo ex marito, Nerina Renda dice: «figurati che lui è arrivato a dirmi… quello che ti ho promesso io lo mantengo… non appena adesso mi arrivano i soldi… vi pago tutte le spese per aprire il B&B a Stefania, la villetta la faccio lo stesso e la intesto a te… mi ha detto».

E ancora: «No, dovrei essere più paziente perchè mi devo almeno fare intestare la villetta… no? Eh… quindi devo stare attenta e buona… fino ad allora… perchè se no vale la pena tutto questo casino che ho fatto… per di più in quel momento c’era proprio da agire perchè bisognava spingere in prefettura per deteminate cose». Dagli atti emerge anche che Nerina Renda chiama un ex prefetto di Catanzaro. Gli racconta che è da 5 mesi in malattia per colpa della prefetta di Catanzaro. E che alcune persone dell’ambiente del commissariato e questura, sono andate da Salvatore Lucchino dicendogli che il prefetto avrebbe detto alla commissione di trovare scuse per chiudere la Gianal perchè dovevano colpire lei, anche se non lo può provare. Racconta che il capo di gabinetto della prefetta che è anche capo della commissione, ha il cognato che lavora alla Malgrado Tutto (che partecipò al bando per la gestione del Centro accoglienza poi vinto dalla Gianal).

Si tratta del fratello del marito e pertanto si chiede perchè lei sarebbe incompatibile per via di Lucchino e il capo di gabinetto no? Inoltre racconta del ricorso che stanno facendo al ministero e l’ex prefetto di Catanzaro consiglia di andare avanti nel ricorso perchè la rescissione della convenzione è una cosa grave. E per come si evince dalla relazione di servizio del capitano Vincelli (all’epoca dei fatti comandante della compagnia carabinieri di Lamezia ) la Renda aveva ripetutamente contattato il capitano Vincelli per un colloquio, nel corso del quale riferiva poi della sua relazione con Lucchino e del controllo effettuato, quello stesso giorno, presso il centro di accoglienza gestito da Lucchino; rappresentava che Lucchino non era un «lestofante» e che il controllo effettuato presso il centro di accoglienza del Lucchino, a suo parere era dovuto all’intervento del suo ex marito che non aveva accettato la separazione e che aveva «qualche aggancio» in Prefettura.

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