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Il palazzo comunale di Lamezia

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LAMEZIA TERME (CATANZARO) – I fari della commissione d’accesso antimafia (disposta a giugno scorso dal prefetto di Catanzaro, Luisa Latella), composta dal viceprefetto Massimo Mariani, presidente della commissione, poi promosso prefetto e trasferitosi a Foggia, dal colonnello dei carabinieri Alceo Greco, comandante del reparto operativo del comando provinciale dei carabinieri e dal capitano della finanza Alberto Mollica del comando provinciale della finanza (che avrebbe proposto lo scioglimento del consiglio comunale di Lamezia, proposta contenuta in una relazione pare già arrivata sul tavolo del ministro dell’Interno Marco Minniti), sarebbero stati puntati, oltre che sui consiglieri comunali e sulla campagna elettorale di giugno 2015, anche sulla Lamezia Multiservizi, sulla vendita di alcuni immobili comunali, su alcuni appalti di servizi e sul funzionamento stesso degli appalti comunali.

LA RICHIESTA DI SCIOGLIMENTO AVANZATA DOPO L’ACCESSO ANTIMAFIA

 

Anche su questi aspetti, dunque, la commissione d’accesso (che ha concluso le verifiche prima del termine dei tre mesi di proroga concessi dal prefetto che scadevano a dicembre) avrebbe puntato i riflettori.

Quindi in particolare sulla società Lamezia Multiservizi (da parecchio tempo in crisi finanziaria) controllata dal Comune e che occupa quasi 300 dipendenti (la società gestisce il servizio di raccolta dei rifiuti a Lamezia e in altri comuni oltre che altri servizi come quello idrico). Tra l’altro, lo stillicidio di dimissioni fra assessori e vicesindaci, ha anche interessato la società partecipata. A luglio scorso, infatti, rassegnò le dimissioni il presidente Giuseppe Costanzo (nominato dal sindaco Paolo Mascaro) il quale sottolineò che «si era esaurita la possibilità di incidere positivamente nella gestione della società e, soprattutto, di cambiarla per come sarebbe stato necessario».

Tra l’altro a marzo 2016, l’allora presidente Costanzo e l’ex vicepresidente della società, Massimiliano Tavella che lasciò a sua volta la vicepresidenza della società (sostituito dall’attuale vicepresidente Luca Scaramuzzino) poiché nominato da Mascaro vicesindaco (di recente si è dimesso anche da questa carica), ricevettero due lettere anonime con minacce di morte. E a proposito di appalti (messi a fuoco dalla commissione di accesso) nei primi giorni del mese di agosto scorso, come si ricorda, una procedura di gara per la gestione dei servizi informatici del Comune di Lamezia e un visto sospetto su una determina finirono nel mirito della Procura della Repubblica di Lamezia (che aveva emesso tre avvisi di garanzia) che spedì i carabinieri al Comune disponendo una perquisizione negli uffici con contestuale sequestro della sala server dell’Ente.

Gli uffici di via Perugini erano stati infatti stati “visitati” dai carabinieri di Catanzaro e Lamezia che, su delega della Procura, sequestrarono alcuni computer nella sala server (LEGGI) causando per alcuni giorni il blocco delle attività dell’Ente comprese le linee telefoniche. Il prefetto inviò la commissione d’accesso il 9 giugno scorso, 17 giorni dopo l’operazione “Crisalide” contro il clan Cerra – Torcasio – Gualtieri che coinvolse alcuni consiglieri comunali.

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