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Il procuratore Federico Cafiero de Raho

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CATANZARO – Una nuova Calabria, grazie non solo al contributo dei cittadini, ma anche ad un ruolo diverso da parte della Chiesa. E poi le tante operazioni di polizia, gli arresti e la scoperta di quella “cupola politico mafiosa” che sovrintende ogni interesse.

A pochi giorni dal suo insediamento a procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo (LEGGI), quasi certamente il 21 novembre, il procuratore di Reggio Calabria Federico Cafiero de Raho, ha tracciato un primo bilancio dei suoi quattro anni e mezzo in questa regione.

LA SCHEDA: LA STORIA DI FEDERICO CAFIERO DE RAHO

 

Rispondendo alle domande a margine della cerimonia di inaugurazione della nuova sede del Comando provinciale dei carabinieri di Catanzaro (LEGGI LA NOTIZIA), Cafiero De Raho ha tracciato il segno su quanto portato avanti: “In questi anni è stato fatto tantissimo. Non c’è stato territorio che – ha detto – non sia stato toccato almeno da un’ondata di arresti. Ma quel che mi sembra più importante è che è stata individuata non solo la struttura evidenziata originariamente in “Crimine” e “Infinito”, come risulta anche nell’operazione “Mandamento”, ma anche una struttura sovraordinata, parallela, nella quale si trovano i soggetti riservati”.

Cafiero de Raho ha evidenziato il ruolo di questa struttura “segreta”: “Sono quelli che la ‘ndrangheta tiene per sviluppare meglio i propri interessi economici e di vicinanza ad una parte della politica che a volte è stata creata per gli stessi interessi ‘ndranghetistici”.

Si tratta per il procuratore di una condizione che merita attenzione: “Questo nuovo sforzo investigativo è un campanello d’allarme – ha detto – non solo per l’economia che già aveva avuto diverse indicazioni, ma per la stessa politica. La politica buona, quella che si muove negli interessi dei cittadini, deve guardarsi da una politica inquinata creata dalla ‘ndrangheta”.

Il magistrato si è soffermato anche sulla collaborazione tra le forze dell’ordine e di polizia: “Nei quattro anni e mezzo in cui sono stato procuratore, indipendentemente dall’organismo che procedeva, tutti hanno messo a disposizione i propri dati, ma non sull’esecuzione, prima. Nel senso che i vertici delle forze dell’ordine hanno parlato prima, la strategia è stata condivisa prima, e questa – ha spiegato – è stata la forza della presenza dello Stato a Reggio Calabria”.

C’è tanta speranza nelle parole del neo procuratore nazionale: “Se nascerà una nuova Calabria? Penso di sì. C’è un cambiamento non solo nei cittadini, ma anche la Chiesa ha cambiato totalmente il proprio corso”. Il procuratore capo di Reggio Calabria ha sottolineato: “E’ da circa un anno che assistiamo a delle manifestazioni chiare sulla ‘ndrangheta che non può essere una ‘ndrangheta cattolica, quindi non può esistere un fedele ‘ndranghetista e che possa ritenersi un uomo di chiesa. Con questo c’è stato anche un sovvertimento a quella legittimazione che una volta gli ‘ndranghetisti avevano dalla stessa Chiesa. Sta cambiando tutto in Calabria, almeno nel nostro distretto, e questo – ha spiegato – credo sia il risultato migliore che ognuno di noi potesse sperare”.

Cafiero de Raho ha anche ribadito il ruolo dei Carabinieri in questo percorso: “Lo Stato si è reso conto di quanto sia importante la vicinanza dei carabinieri alla gente che comincia ad avere fiducia nello Stato, ma in uno Stato forte, che sa contrastare la ‘ndrangheta. Proprio su queste basi lo Stato ha ritenuto che determinati territori dovessero essere meglio coperti dall’Arma, così ben quindici stazioni dei carabinieri sono nel programma di istituzione con nuovi corpi e ulteriori propaggini di contrasto in Calabria”. (sa.pu.)

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