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Un'aula di tribunale

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LAMEZIA TERME (CATANZARO) – Il Tribunale del Riesame ha concesso gli arresti domiciliari all’insegnante di religione, Pietro P., 65 anni, accusato di pedofilia, per avere consumato alcuni episodi di molestie sessuali nei confronti di alcune bambine minorenni di una scuola dell’infanzia (LEGGI LA NOTIZIA). In particolare il Tribunale, pur confermando l’impostazione accusatoria, ha ritenuto adeguata la misura degli arresti domiciliari.

La difesa dell’insegnante, rappresentata dagli avvocati Francesco Gambardella e Ramona Gualtieri, in attesa di avere compiuta visione degli atti processuali, aveva dedotto, davanti al giudice del riesame, il fatto di minore gravità, rappresentando l’adeguatezza della misura meno afflittiva degli arresti domiciliari.

I legali di fiducia dell’insegnante hanno rilevato che fino a quando non sono intervenute le denunce nei suoi riguardi per i gravi fatti a lui contestati, «ha avuto una condotta di vita assolutamente retta e scevra da problemi di qualsiasi genere, tanto meno con la giustizia».

Come si ricorderà, in sede di interrogatorio si è sempre professato innocente dopo essere finito in carcere, il 24 maggio scorso, su richiesta del pm Giuseppe Falcone che ha coordinato le indagini nel corso delle quali sarebbe emerso che l’insegnante faceva sedere sulle sue gambe o in braccio alcune bambine della scuola dell’infanzia dell’istituto comprensivo Sant’Eufemia, plesso di Gizzeria lido, toccando loro i glutei e le parti intime, con strofinamenti e gesti diretti a compiere atti sessuali con le minori. Era stata la madre di una bimba di 5 anni anni a denunciare al commissariato di Lamezia, il 19 aprile scorso, gli atteggiamenti dell’insegnante nei confronti della figlia.

Dichiarazioni che erano confermate da altre madri che, sentite a sommarie informazioni, avevano dichiarato di aver appreso fatti simili dalle rispettive figlie, anche loro frequentanti la stessa scuola. La Polizia di Stato, dopo le denunce, ha raccolto altri elementi anche tramite le immagini delle telecamere di videosorveglianza installata all’interno della scuola. Immagini che avrebbero permesso di accertare le responsabilità dell’insegnante, che sarebbe stato notato in più occasioni, mentre accarezzava le bambine, le prendeva in braccio, anche due contemporaneamente, accarezzandole morbosamente e dando loro baci sulla bocca e sul collo, nonché sfregamenti nelle parti intime.

Episodi registrati il 3 maggio scorso, il 10 maggio e il 17 maggio nei confronti di sei bimbe. Dalle indagini emerge anche che il 10 maggio scorso in uno degli episodi contestati all’indagato, lo stesso si sarebbe messo a ridere alle rimostranze delle bambine che in alcune circostanze avrebbero mostrato «chiari sintomi di fastidio».

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