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Il generale di Brigata Dario Solombrino

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CATANZARO – Il rischio concreto è che «capitali facili» possano essere «infiltrati illegalmente nell’economia e nel tessuto economico», inquinando la ripresa che dovrà arrivare dopo l’emergenza pandemica. Il generale di Brigata Dario Solombrino, comandante provinciale della Guardia di finanza di Catanzaro, ha tracciato con il Quotidiano del Sud il percorso che seguirà questa delicatissima fase di rinascita. Sul tavolo ci sono diversi milioni di euro che dovrebbero alimentare l’economia sana, ma su cui si allungheranno gli affari della ‘ndrangheta. C’è la volontà di non mollare la presa e anche rispetto ai fondi già distribuiti per sostenere le famiglie bisognose, il generale Solombrino ha reso nota la volontà di analizzare «a campione i fondi utilizzati dai Comuni attraverso i buoni Covid».

L’alto ufficiale ha tracciato l’impegno delle Fiamme gialle, affrontando anche i rischi legati all’aumento esponenziale di fenomeni come usura, estorsioni, gestione della pubblica amministrazione e, appunto, i fondi per la ripresa. Ma il messaggio del generale Solombrino ai calabresi onesti è chiaro: «La Guardia di finanza c’è e ogni eventuale segnalazione verrà salvaguardata con riservatezza». In sintesi, l’appello è a collaborare e segnalare, per evitare che la criminalità organizzata possa costringere la gente, come sottolineato dal comandante provinciale, a «tenere la testa bassa e avere una comunità prona».

Il primo allarme riguarda, dunque, il fenomeno dell’usura, con la sensazione di un forte aumento: «Ci sono sentori e segnali – ha ricordato Solombrino – ma registriamo ancora una forte reticenza da parte dei cittadini e degli operatori commerciali a segnalare. Questo non va bene, perché noi abbiamo proprio questo compito, mai come in questo momento difficile, di assicurare una ripartenza in una cornice di legalità, quindi evitare questi fenomeni e cercare di reprimerli. Se avessimo una collaborazione, questo ci agevolerebbe. Intanto, abbiamo una serie di sensori sul territorio che ci dicono che il fenomeno è in aumento e, in chiave prospettica, pensiamo possa aumentare ancora. Noi, però, ci siamo».

Una problematica che fa il palio con quella delle estorsioni: «E’ un aspetto sommerso, spesso ne veniamo a conoscenza in ambito di indagini e per via accidentale – ha dichiarato il generale – ma manca, come per l’usura, quella propensione alla collaborazione. Dobbiamo cercare di veicolare il messaggio che la Guardia di finanza c’è. L’estorsione in Calabria è difficile da quantificare, le piccole cosche campano di questo e le grandi lasciano fare».

Per impedire che capitali illeciti possano essere immessi nell’economia, la Guardia di finanza ha avviato da tempo una particolare attività di aggressione ai patrimoni criminali. Fondamentale in questo ambito è l’attività coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, con l’impiego del Gico (Gruppo investigazione sulla criminalità organizzata). L’attività riguarda le quattro province calabresi di Catanzaro, Cosenza, Crotone e Vibo Valentia: «Abbiamo la fortuna di avere un procuratore distrettuale trainante. L’aggressione ai patrimoni è fondamentale, ancora più oggi per i motivi legati alla pandemia. In particolare, nel distretto di Catanzaro è il pane quotidiano. I beni vengono sottratti nell’immediato dalla disponibilità nel 90 per cento dei casi. Chiaramente per andare a confisca ci sono tutti gli iter che sarebbe opportuno velocizzare. Il contrasto nella nostra realtà c’è ed è forte, chiaramente deve essere ulteriormente implementato perché i patrimoni sono immensi e inquantificabili, le forme di riciclaggio sono sempre più intensificati, però laddove individuati e sottoposti a sequestro è veramente la forma di contrasto più efficace».

Sotto la lente di ingrandimento degli specialisti della Guardia di finanza è finita anche l’attività della pubblica amministrazione, per un settore che, come evidenziato da Solombrino, «c’è una predisposizione naturale». La collaborazione con le istituzioni sane non manca, al punto che «molte indagini ci sono anche per le segnalazioni interne che arrivano dagli enti. Chiaramente – ha aggiunto – ci sono luci e ombre. Quello dove c’è da lavorare è il corretto impiego delle risorse pubbliche, spesso sperperate in mille rivoli. Su questo, però, si sono fatti passi avanti giganti, con l’importante collaborazione con la Corte dei Conti, mentre teniamo gli occhi aperti anche sull’indebito utilizzo di reddito di cittadinanza, ticket e aiuti economici».

Capitolo a parte, ma strettamente collegato, è quello della spesa sanitaria dove, sottolinea l’alto ufficiale, «siamo molto impegnati. Per il sistema sanitario calabrese abbiamo un protocollo d’intesa con il Ministero della Salute, vista la specificità e la criticità. In questa direzione – ha proseguito – riceviamo segnalazioni in tutta la Calabria dalle Aziende sanitarie e dai loro commissari e interveniamo laddove ci vengono segnalate possibili situazioni illecite, gravi, ripetute e diffuse, a partire dalla gestione delle forniture».

C’è la consapevolezza, dunque, di operare in un territorio complesso e in una fase storica resa ancora più drammatica dalla pandemia, ma l’obiettivo è quello di aumentare gli sforzi per difendere il tessuto sano di questa terra, accendendo i riflettori su una ripresa che non potrà essere portata avanti senza passare dai reali bisogni della popolazione.

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