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Un sequestro di denaro compiuto dalla guardia di finanza

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CATANZARO – La crisi economica che ha travolto ogni settore commerciale e imprenditoriale ha aperto una autostrada alle organizzazioni criminali. Inserirsi in piena crisi, per investire milioni di euro che devono essere riciclati, è l’obiettivo delle cosche e la ‘ndrangheta ha fiutato sin da subito l’affare, iniziando un oscuro movimento che consente di stringere il cappio intorno al collo di imprenditori e commercianti in grandi difficoltà.

Nei giorni scorsi l’allarme era stato lanciato dal procuratore di Catanzaro, Nicola Gratteri, che aveva parlato finanche di «ingordigia» da parte dei boss (LEGGI), trovando piena conferma nelle parole del generale di Brigata Dario Solombrino, comandante provinciale della Guardia di finanza di Catanzaro, in una intervista rilasciata al Quotidiano del Sud (LEGGI).

A sugellare quella che non è più una semplice ipotesi è l’Organismo permanente di monitoraggio ed analisi sui rischi di infiltrazione nel tessuto sociale ed economico, istituito presso la direzione centrale della Polizia Criminale, secondo il quale «nell’attuale fase emergenziale, le organizzazioni criminali, e la ‘ndrangheta in particolare, mostrano flessibilità nel diversificare i settori d’interesse per massimizzare i profitti, come già emerso nella fase di lockdown».

Il secondo report pubblicato dall’organismo di intelligence sottolinea che diversi settori dell’economia, anche alla luce delle ingenti risorse pubbliche che saranno immesse in circolazione, «possano offrire rilevanti opportunità per la criminalità organizzata con probabili tentativi di infiltrazioni, riciclaggio e reimpiego dei proventi illeciti. Così come sono ipotizzabili dinamiche criminali per approfittare dei provvedimenti governativi che prevedono, tra l’altro, l’erogazione di sussidi pubblici a favore di famiglie e imprese e della sfavorevole e indebolita condizione economica in cui versa la maggior parte degli esercenti/imprenditori italiani».

Nulla, dunque, è lasciato al caso e i flussi di denaro che potrebbero essere immessi per sollevare l’economia e aiutare imprese e famiglie, potrebbero finire direttamente nelle tasche delle cosche.

La ‘ndrangheta conosce bene questi meccanismi, già sfruttati anche per le varie leggi di sostegno all’imprenditoria, così l’Osservatorio sottolinea come «la crisi di liquidità delle imprese e le difficoltà economiche, nell’attuale momento di riapertura, costituiscono delle condizioni che potrebbero favorire attività strutturate delle organizzazioni criminali attraverso l’utilizzo di raffinati e complessi strumenti finanziari che consentono (anche attraverso l’acquisto dalle banche di crediti deteriorati e il coinvolgimento di fondi di investimento compiacenti) di entrare in possesso di asset imprenditoriali di particolare interesse nel settore turistico, della ristorazione e del commercio».

I canali di investimento sono sempre gli stessi, perché già noti alle cosche: dal turismo e ristorazione ai servizi, dal settore sanitario a quello dei rifiuti, dai giochi e scommesse alla gestione di impianti sportivi e palestre, alla distribuzione e commercio di generi alimentari, all’autotrasporto, all’industria manifatturiera, a quella dell’energia, immobiliare, al commercio e noleggio di autoveicoli, fino alla grande finanza.

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