X
<
>

Il tribunale di Catanzaro

Condividi:
2 minuti per la lettura

LAMEZIA TERME – Il pubblico ministero Elio Romano aveva chiesto la condanna a 4 anni. Il collegio giudicante del Tribunale di Lamezia (presidente Maria Teresa Carè) ha condannato a 2 anni e 3 mesi (e 1000 euro di multa) l’avvocato Giovanni Scaramuzzino, a processo per voto di scambio aggravato dalle finalità mafiose (LEGGI LA NOTIZIA DELL’ARRESTO DELL’AVVOCATO) in concorso con il senatore Piero Aiello già assolto, invece, sia in primo grado con il rito abbreviato dal gup di Catanzaro (LEGGI LA NOTIZIA) che dalla Corte d’Appello (nei giorni scorsi l’avvocato Scaramuzzino era stato assolto in appello al processo Perseo per altri capi d’accusa).

SCOPRI TUTTI I CONTENUTI
NEL FASCICOLO DINAMICO
SULL’OPERAZIONE PERSEO

Niente da fare per i legali dell’imputato, gli avvocati Francesco Siracusano e Francesco Gambardella che avevano chiesto l’assoluzione di Scaramuzzino, puntando, in particolare, sulla credibilità dei collaboratori di giustizia. Una vicenda che, come si ricorda, ha coinvolto anche il senatore Piero Aiello giudicato con l’abbreviato e già assolto in primo (ottobre 2015) e secondo grado, mentre Scaramuzzino è finito a processo con il rito ordinario davanti il Tribunale di Lamezia.

Per Aiello, la Procura generale di Catanzaro ha presentato ricorso in Cassazione contro la sentenza con cui, il 29 novembre 2016, la Corte d’appello ha confermato l’assoluzione, «per non aver commesso il fatto», del senatore Piero Aiello. A tirare in ballo Aiello erano stati due collaboratori di giustizia: l’ex boss Giuseppe Giampà e Saverio Cappello che sostennero di aver incontrato il politico prima della elezioni regionali del 2010.

L’incontro, stando alle dichiarazioni dei pentiti, sarebbe stato organizzato da Scaramuzzino e avvenuto nello studio dell’avvocato. I collaboratori, emerge dai fascicoli dell’inchiesta, raccontarono che l’attuale senatore venne loro “raccomandato” per trovargli più voti possibile.

In cambio, una volta eletto, si sarebbe messo a loro disposizione per l’aggiudicazione di appalti per forniture e servizi alla Regione Calabria. Secondo i magistrati della Procura antimafia di Catanzaro (che avevano chiesto l’arresto, poi rigettato, del parlamentare catanzarese) l’incontro avrebbe permesso al senatore Piero Aiello di ottenere, alle elezioni regionali del 2010, gran parte di quelle 10.400 preferenze che lo avevano fatto risultare il sesto tra gli eletti del Pdl.

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE