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Un'immagine del luogo dove viveva la donna

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CATANZARO – Il pubblico ministero ha chiesto al giudice per le indagini preliminari di Lamezia l’incidente probatorio per mettere di fronte l’indagato, la convivente rumena e uno dei due figli minori (quello di 9 anni), nonchè ha ordinato una perizia medico – legale sui due minori figli della coppia per valutare le loro condizioni psico – fisiche e un’altra perizia medico – legale sulle violenze carnali subite dalla donna.

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DELLA DONNA RIDOTTA IN SCHIAVITÚ A GIZZERIA

Così la Procura di Lamezia vuole cristallizzare l’impianto accusatorio nei confronti di Francesco Giordano Aloiso, 52 anni, accusato di maltrattamenti in famiglia, riduzione in schiavitù e violenza sessuale pluriaggravata (LEGGI LA NOTIZIA). Tutte accuse contro Aloiso che, nella “casa degli orrori” fra le campagne di Gizzeria in una piccola baracca fatiscente, tra il 2007 e il 2017, avrebbe segregato la convivente di nazionalità romena di 29 anni.

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Tutti fatti che sarebbero avvenuti alla presenza dei figli minori di 9 e 3 anni. Ma i carabinieri di Lamezia Terme hanno messo la parola fine a questa storia disumana eseguendo il fermo (poi convalidato dal gip che ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare in carcere su richiesta dalla Procura della Repubblica di Lamezia) nei confronti di Aloiso.

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I carabinieri hanno scoperto che la donna e i due bambini vivevano in una piccola baracca fatiscente, priva di illuminazione e di servizi, ubicata nelle campagne di Gizzeria. In un ambiente angusto, insalubre, infestato da topi e insetti, con servizi igienici ricavati nei secchi della spazzatura e letti in cartone.

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Un caso che ha scosso tutta l’Italia Aloiso era pure recidivo. Da amante – padrone (nel 1995) a convivente – padrone (nel 2017) Aveva 30 anni Francesco, Giordano, Rosario, Aloiso, nel 1995 quando a marzo di quell’anno fu arrestato per sequestro di persona, violenza carnale, atti di libidine violenta aggravati e continuati, procurato aborto, pratica illecita dell’ attività medica.

Venti anni fa fu arrestato poiché avrebbe “sequestrato” e per due volte fatto abortire una donna di 23 anni (amante dell’uomo all’epoca sposato con una marocchina) che sarebbe stata presa a calci, legata con le mani dietro la schiena e con un bisturi rudimentale e un cucchiaio, dopo averla portata a casa sua obbligandola poi a vivere con la propria moglie e i due figlioletti in una masseria (dove i carabinieri trovarono anche bisturi e strani attrezzi) fra le campagne di Gizzeria, l’avrebbe, appunto, fatta abortire.

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