X
<
>

Un'aula di tribunale

Condividi:
3 minuti per la lettura

LAMEZIA TERME (CATANZARO) – Quasi mezzo secolo di carcere (di cui 17 anni e 10 mesi per un candidato al consiglio comunale di Lamezia nelle elezioni del 2015). Questa la pena complessiva per cinque imputati lametini, mentre per altri due è giunta l’assoluzione al processo celebratosi con il rito ordinario davanti il Tribunale collegiale di Palmi nell’ambito dell’operazione “Columbus” scattata il 7 maggio 2015 per un traffico internazionale di droga tra gli Stati Uniti e l’Italia.

Sette i lametini coinvolti di cui 5 condannati e 2 assolti. A 17 anni e 10 mesi (e 150.000 euro di multa) è stato condannato Franco Fazio, di Pianopoli, per i quali il pm della Dda di Reggio Calabria, Francesco Tedesco, aveva chiesto 18 anni di reclusione (Fazio all’epoca del suo arresto era candidato consigliere comunale nella lista del Cdu a sostegno dell’allora candidato sindaco Paolo Mascaro); a 8 anni e 3 mesi ( e 27.000 euro di multa) è stato condannato Cosimo Berlingieri; 9 anni (e 28.000 euro di multa) sono stati inflitti a Domenico Berlingieri 37 anni; 8 anni e 3 mesi per Basilio Caparrotta e 2 anni per Pino Fazio. Sono stati assolti (così come aveva chiesto il pm): l’imprenditore Salvatore Caparrotta, 48 anni, di Lamezia (difeso dagli avvocati Antonio Larussa del foro di Lamezia e Guido Contestabile del foro di Palmi) e Alfonso Santino Papaleo.

Il pm, oltre a Franco Fazio, aveva chiesto la condanna anche di Cosimo Berlingeri, 57 anni (nato a Oppido Mamertina ma residente a Lamezia Terme), a 10 anni e sei mesi, di Domenico Berlingieri, detto “Mimmo”, 35 anni di Lamezia, a 9 anni, di Pino Fazio, 44 anni (nativo di Lamezia e residente a Pianopoli) a 3 anni. Per Franco Fazio la richiesta di pena fece riferimento al reato associativo, mentre per Pino Fazio, difeso dagli avvocati Michelangelo Miceli e Leopolodo Marchese, era stata chiesta la riqualificazione del reato associativo in quello di favoreggiamento.

L’inchiesta ruotò sulla figura di Gregorio Gigliotti, originario di Serrastretta, incensurato, che assieme alla moglie e a un figlio gestiva il ristorante “Cucino a modo mio” nel Queens, a New York. Sarebbe stata questa, secondo quanto ricostruito dagli investigatori attraverso intercettazioni audio e video, la base dell’organizzazione che controllava un imponente traffico di droga tra gli Stati Uniti e l’Italia.

Franco Fazio – secondo le accuse – fungeva da “longa manus” di Gigliotti in Italia, tenendo i rapporti con i potenziali acquirenti, cedendo lo stupefacenti, cercando nuovi canali di fornitura in Italia, creando una società per l’importazione diretta di stupefacente in Italia, interloquendo direttamenti con i fornitori del Costarica e, al fine, facendo il corriere del denaro per comperare la droga in Costarica.

Pino Fazio, avrebbe assicurato, su input di Gregorio Gigliotti, il recupero dei crediti vantati dal Fazio nei confronti di clienti inadempienti. Salvatore Caparrotta avrebbe contribuito alla creazione del nuovo sistema di approvvigionamento della cocaina messo in piedi da Fazio della società di copertura di Fazio Franco coadiuvandolo nelle pratiche burocratiche e doganali e assicurando il sostegno economico.

Domenico Berlingieri di 37 anni, secondo le accuse, ricevendo parte dello stupefacente da Franco Fazio, provvedeva a immetterlo nel territorio lametino e, una volta profilata la creazione di un nuovo canale in Costarica da parte del Fazio, contribuiva ad allestire la società di copertura, procurando il magazzino dove stoccare i container da cui prelevare le partite di stupefacente da importare e contribuendo anche economicamente alle programmate importazioni.

Cosimo Berlingeri, avrebbe procurato a Fazio nuova clientela cui vendere lo stupefacente, coadiuvava il Fazio nel recupero del credito vantato nei confronti di Mimmo Berlingeri. Per altri capi d’accusa sono stati assolti Cosimo e Domenico Berlingieri e Franco Fazio.

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE