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Paolo Mascaro in tribunale

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LAMEZIA TERME (CATANZARO) – Prima udienza davanti il tribunale civile di Lamezia per la richiesta di incandidabilità avanzata dal ministero dell’Interno (LEGGI) nei confronti dell’ex sindaco di Lamezia, Paolo Mascaro, e degli ex consiglieri comunali Giuseppe Paladino e Pasqualino Ruberto, ritenuti diretti responsabili dello scioglimento del consiglio comunale per infiltrazioni mafiose.

Mascaro, tramite i suoi legali, ha chiesto di essere sentito, mentre i legali dei due ex consiglieri hanno chiesto i termini a difesa. Presente in udienza anche il procuratore della Repubblica, Salvatore Curcio. Dopo le costituzioni delle parti e le varie richieste, il giudice Carlo Fontanazza ha rinviato l’udienza al prossimo 12 aprile.

All’ex sindaco Paolo Mascaro oltre alla contestazione di aver difeso nel processo “Perseo” contro il clan Giampà alcuni imputati e di aver contemporaneamente svolto il ruolo di sindaco, vengono anche contestati cinque atti amministrativi (gli affidamenti del verde pubblico, di un bene confiscato a una cooperativa, la mensa scolastica, la manutenzione delle strade e il disordine amministrativo), mentre per gli ex consiglieri comunali la richiesta di incandidabilità si basa sul loro coinvolgimento nell’operazione “Crisalide” in cui fra gli indagati figurano l’allora vicepresidente del Consiglio comunale Giuseppe Paladino e l’ex candidato a sindaco Pasqualino Ruberto, eletto consigliere comunale e poi sospeso dalla carica per il coinvolgimento nell’operazione “Robin Hood”.

Nel decreto di scioglimento, infatti, si fa riferimento all’operazione antimafia “Crisalide” contro le cosche “Cerra – Torcasio – Gualtieri, scattata il 23 maggio scorso, con 52 fermi e nella relazione viene ricordata la perquisizione nei confronti di un consigliere comunale (Ruberto) in quel momento ai domiciliari per altro, misura successivamente revocata, e del vice presidente del consiglio comunale (Paladino) poi dimessosi. Ai predetti amministratori è stato contestato il reato di concorso esterno in associazione mafiosa in quanto avrebbero chiesto e fruito dell’appoggio elettorale della locale cosca mafiosa (di recente il pm ha chiuso le indagini per 64 imputati). Come si ricorda, a seguito dello scioglimento del consiglio comunale (decretato il 24 novembre scorso) per infiltrazioni mafiose, il ministero dell’Interno ha chiesto l’incandidabilità di Paolo Mascaro, Pasqualino Ruberto e Giuseppe Paladino.

Il 17 novembre scorso il ministro dell’Interno, Marco Minniti, firmò la relazione (sulla base delle verifiche disposte dal prefetto) sullo scioglimento del Consiglio comunale per infiltrazioni mafiose, relazione allegata al decreto firmato dal presidente della Repubblica il 24 novembre scorso. Il Comune di Lamezia Terme – scriveva Minniti – «presenta forme di ingerenza da parte della criminalità organizzata che compromettono la libera determinazione e l’mparzialità degli organi elettivi, il buon andamento dell’amministrazione ed il funzionamento dei servizi, con grave pregiudizio dell’ordine e della sicurezza pubblica».

A seguito delle risultanze delle verifiche della commissione, il prefetto, sentito nella seduta del 12 ottobre scorso il Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, integrato con la partecipazione del procuratore aggiunto della Dda e del procuratore della Repubblica di Lamezia, ha trasmesso la relazione al ministro dell’Interno con la proposta di scioglimento «in cui si dà atto della sussistenza di concreti, univoci e rilevanti elementi su collegamenti diretti e indiretti degli amministratori locali con la criminalità organizzata di tipo mafioso e su forme di condizionamento degli stessi».

E sia il sindaco Mascaro che il vicesindaco (all’epoca dei fatti) vennero citati nella relazione. Al riguardo, il prefetto evidenziava che «successivamente alla loro elezione e fino ai primi mesi del 2016 il sindaco ed il vice sindaco, entrambi avvocati, hanno assunto, contemporaneamente, la veste di difensori di fiducia di esponenti di massima rilevanza delle cosche e di loro sodali e quella di organi di vertice dell’Amministrazione comunale». E che «solo a marzo e maggio 2016, a seguito della costituzione di parte civile del Comune nei processi, il primo cittadino ed il vice sindaco hanno rinunciato all’incarico di difensori dei menzionati esponenti della criminalità organizzata e il mandato conferito al sindaco è stato assunto da altro professionista in stretti rapporti di affinità con il primo cittadino».

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