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LAMEZIA TERME – Per molti anni è stato parroco in una paese del Lametino. Poi, da circa due anni, è stato trasferito a Lamezia (la sua città) per «motivi di opportunità pastorale – scrisse il vescovo di Lamezia Terme nella Bolla – e di sensibilità delle persone». E «perché non manchi mai al popolo di Dio la presenza sicura del pastore».

Quel trasferimento, però, probabilmente celava altro. Da maggio a ottobre del 2016 il parroco avrebbe abusato di una donna e ora, con l’accusa di violenza sessuale aggravata, il prete, di Lamezia, dovrà affrontare un processo che si celebrerà con il rito abbreviato. Ma il processo dovrà affrontarlo pure lei e il marito, entrambi accusati di estorsione. Avrebbero “spillato” soldi al sacerdote. Almeno questo emerge dalle carte (intercettazioni e finanche scambi di sms e watsapp). La vicenda è finita sul tavolo del pm Luigi Maffia (dopo la denuncia della donna) che in base alle indagini dei carabinieri, ha chiesto e ottenuto il processo per i tre imputati ammessi al rito abbreviato (il sacerdote è difeso dall’avvocato Antonio Arcuri e la donna dall’avvocato Michele Cerminara) con udienza fissata al 4 dicembre prossimo. I guai per il prete cominciano a maggio del 2016 quando l’allora parroco del paese avrebbe fatto intendere alla donna (nemmeno 40enne) di essere interessato sessualmente a lei. Poi l’avrebbe costretta a subire atti sessuali. In particolare, in diverse occasioni – secondo le accuse – avrebbe invitato la donna a recarsi presso la sua abitazione per consegnargli dei prodotti della Caritas.

Ma invece gli inviti avrebbero avuto ben altri scopi. In una circostanza, il prete avrebbe approfittato per stringere la donna forte a sé, stringendogli forte il petto a lui oltre che palpargli i glutei e alla disapprovazione della donna, il prete avrebbe risposto che non doveva avere paura perché le sue mani erano sante. In altra circostanza – sempre secondo le accuse – avrebbe approfittato afferrandola con forza ai fianchi avvicinandola a sè cercando di baciarla, alla presenza della figlia minore. E in altra circostanza gli avrebbe afferrato il viso e l’avrebbe baciata sulle labbra. Avrebbe anche intimato alla donna di raggiungerlo in chiesa, altrimenti sarebbe andato lui a casa sua.

Secondo la ricostruzione accusatoria, il prete, avuta la presenza della donna in chiesa, l’avrebbe condotta in sacrestia dove con foga e rabbia si sarebbe gettato indosso con forza, palpandogli violentemente il seno, i glutei, le parti intime e dopo avergli immobilizzato la testa e fatto cadere gli occhiali, incurante del rifiuto, l’avrebbe baciata urlando anche: «Che cazzo sei venuta a fare qui? Tu sei la mia donna e non ti posso toccare. Noi stamattina dovevamo fare l’amore». Poi lei e il marito avrebbero costretto il parroco a consegnarli denaro tra cui 1800 euro per l’acquisto di un’autovettura di seconda mano; 1000 euro per spese scolastiche; 1500 euro per asserite esposizioni debitorie. Secondo le accuse, lei avrebbe sfruttato il sentimento affettivo del parroco facendogli credere di essere conseziente e disponibile, scambiando e intrattenendo con lo stesso numerose conversazioni telefoniche (in particolare sms). Il tutto con la complicità del marito che un giorno si sarebbe presentato dal prete con una pistola dicendogli: «Io non credo più ai preti, d’ora in poi il mio Dio sarà questa» mostrando una pistola che aveva nella cinta di pantaloni.

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