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Un'aula di tribunale

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LAMEZIA TERME (CATANZARO) – Un anno fa era stato assolto in appello (dopo la condanna in primo grado) ora la Cassazione ha annullato l’assoluzione “per vizi motivazionali” disponendo un nuovo processo in Corte d’Appello nei confronti di Giampaolo Bevilacqua, 50 anni, ritenuto il politico di riferimento del clan Giampà nella sua qualità, all’epoca dei fatti, di consigliere provinciale, capogruppo Pdl, nonché rappresentante della Provincia nel Consiglio di amministrazione della Sacal (società di gestione dell’aeroporto internazionale di Lamezia Terme all’epoca dei fatti), di cui Bevilacqua ricopriva l’incarico di vicepresidente e per alcuni mesi di presidente facenti funzioni.

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Bevilacqua a luglio 2013 era finito in carcere nell’ambito dell’operazione “Perseo”, mentre a luglio 2015 era stato condannato in primo grado a 4 anni e 8 mesi per concorso esterno in associazione mafiosa e assolto per estorsione. Dopo 4 anni dall’arresto poi era stato assolto dalla Corte d’Appello (il procuratore generale aveva chiesto la condanna a 6 anni e 4 mesi sia per il concorso esterno che per l’estorsione).

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Un’assoluzione che però non ha convinto la Procura generale che ha impugnato la sentenza assolutoria davanti la Corte di Cassazione ottenendo ora un nuovo processo d’appello.

Pesanti le accuse formulate dalla Dda di Catanzaro che lo fecero finire in carcere per qualche mese per concorso esterno in associazione mafiosa e per un episodio di estorsione quando avrebbe preteso da un commerciante lo sconto per l’acquisto di tute da ginnastica per alcuni detenuti del clan. Contro Bevilacqua hanno puntato l’indice diversi pentiti.

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