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Paolo Mascaro

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LAMEZIA TERME – Si è discussa ieri in camera di consiglio, la richiesta di revoca dell’ordinanza cautelare emessa dal Consiglio di Stato l’11 aprile scorso. E il Consiglio di Stato ha deciso di respingere l’istanza del sindaco Paolo Mascaro, ritenendola inammissibile, contro l’ordinanza con cui il Consiglio di Stato confermò la sospensione dell’esecutività della sentenza del Tar del Lazio che aveva annullato lo scioglimento del Consiglio comunale di Lamezia consentendo quindi il reintegro del sindaco e di conseguenza degli assessori e dei consiglieri comunali.

Pertanto, in attesa dell’udienza di merito fissata dal Consiglio di Stato il 19 settembre (l’ultima parola sullo scioglimento del Consiglio comunale per infiltrazioni mafiose), ieri infatti si è tenuta l’udienza al Consiglio di Stato dopo che l’ex sindaco Paolo Mascaro e gli ex assessori della sua Giunta, si sono appellati all’ordinanza del Consiglio di Stato chiedendo anche di rideterminare la condanna alle spese (5.000 euro per il doppio grado di giudizio), ma i giudici hanno rigettato mantenendo in carica i commissari fino alla discussione del merito.

In sostanza se fosse stata accolta questa istanza il sindaco e il Consiglio comunale sarebbero tornati in carica in attesa dell’udienza di merito di settembre prossimo in questo caso, invece, saranno i commissari a restare in sella.

Se a settembre l’ex sindaco dovesse vincere nel merito tornerebbe alla guida del comune fino alla fine del mandato nel 2020 altrimenti i commissari resteranno in carica fino alle elezioni che, in questo caso, saranno fissate a novembre in sessione straordinaria.

Come si ricorderà, con l’ordinanza cautelare dell’11 aprile scorso (ora appellata), il Consiglio di Stato accolse la richiesta dell’Avvocatura dello Stato per conto del ministero dell’Interno, sospendendo l’esecutività della sentenza del Tar del Lazio che reintegrò il sindaco e il consiglio comunale ma solo per un mese visto che dopo arrivò la sospensione del reintegro decisa dal Consiglio di Stato che determinò il ritorno dei commissari straordinari al Comune.

Nell’udienza di ieri, è stato depositato dai ricorrenti il dispositivo della sentenza del gup di Catanzaro che ha assolto perchè il fatto non sussiste l’ex consigliere comunale Pasqualino Ruberto e il medico Giovanni Paladino (LEGGI LA NOTIZIA), coinvolti (insieme all’ex vicepresidente del consiglio comunale disciolto, Giuseppe Paladino, a processo con l’ordinario) nell’operazione antimafia “Crisalide” (IL FASCICOLO DINAMICO SULL’OPERAZIONE CRISALIDE) che, di fatto, diede vita all’iter sullo scioglimento del Consiglio comunale per infiltrazioni mafiose decretato e novembre 2017.

L’inchiesta “Crisalide” infatti viene citata negli atti dello scioglimento così come anche nell’ordinanza (appellata) del Consiglio di Stato (la sentenza su Ruberto e Paladino verrà depositata dai ricorrenti anche all’udienza di merito). Per i ricorrenti ( Mascaro e gli ex assessori) «l’ordinanza cautelare è effetto di molteplici errori di fatto». E ancora: «la triplice supposizione dell’esistenza di “frequente affidamento delle gare alle stesse società” , della “assegnazione di concessioni a soggetti privi di requisiti” e della emersione di entrambe le circostanze “in occasione dell’operazione coordinata dalla Procura della Repubblica di Catanzaro del maggio 2017 (Crisalide), è triplicemente erronea perchè la verità di tutte le circostanze oggetto di supposizione è incontrastabilmente esclusa dagli atti e documenti di causa».

E «quanto alle credute emergenze dell’operazione “Crisalide”. era ed è sempre stato incontroverso nel processo che tale operazione non ha mai investito attività dell’amministrazione comunale di Lamezia Terme, men che meno affidamento di gare ancora meno alle stesse società o concessioni di alcun tipo ancora meno a soggetti privi di requisiti».

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