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LAMEZIA TERME – Per i capi del clan le condanne (per gli imputati che scelsero e ottennero il rito abbreviato) sono state confermate dalla Cassazione, per alcune posizioni i giudici della Corte Suprema hanno riformato la sentenza del processo “Andromeda” Iannazzo – contro le cosche federate Iannazzo-Cannizzaro-Daponte.

In particolare sono state annullate con rinvio in Corte d’Appello le posizioni di Angelo Anzalone (confermata l’associazione annullamento con rinvio condanna all’ergastolo per omicidio), Vincenzo Torcasio “u giappone” (confermata l’associazione annullamento con rinvio condanna all’ergastolo per omicidio), Alfredo Gagliardi (accolto ricorso della Procura, era stato assolto per omicidio ma ora la sua posizione torna in Corte d’Appello), annullata con rinvio condanna per Costantino Francesco Mascaro (condannato in appello a 8 anni e 2 mesi).

Per il resto la Cassazione ha confermato tutte le altre condanne: Vincenzino Iannazzo “il moretto” (14 anni e 6 mesi), Francesco Iannazzo (10 anni e 8 mesi), Antonio Davoli (8 anni e 8 mesi), Antonio Provenzano (8 anni e 6 mesi), Pietro Iannazzo (8 anni e 4 mesi), Giovannino e Santo Iannazzo (8 anni e 8 mesi), Emanuele Iannazzo (9 anni), Adriano Sesto (5 anni e 8 mesi), Bruno Gagliardi (ergastolo), Angelo Anzalone (ergastolo), Domenico Antonio Cannizzaro, 52 anni) (10 anni e 8 mesi), Antonino Cannizzaro (39 anni) 6 anni, Domenico Cannizzaro, 43 anni (6 anni), Mario Chieffallo (8 anni), Antonio Chieffallo (6 anni), Vincenzo Torcasio (u giapponi) 16 anni, Gino Giovanni Daponte (10 anni e 8 mesi), Peppino Daponte (8 anni), Francesco Salvatore Pontieri (6 anni), Vincenzo Giampà, Pasquale Lupia e Gregorio Scalise (6 anni).

Poi i pentiti: Gennaro Pulice (7 anni, 10 mesi e 20 giorni), Pietro Paolo Stranges (3 anni e 2 mesi) e Matteo Vescio (5 anni e 2 mesi).

Confermata l’assoluzione per Antonio Muraca e la condanna a 2 anni (pena sospesa) Claudio Scardamaglia (11 anni e 4 mesi era stata la condanna in primo grado).

Il processo Andromeda è scaturito dal blitz antimafia della Dda di Catanzaro scattato il 14 maggio 2015 contro i clan Iannazzo – Cannizzaro -Daponte (e alcuni imprenditori ritenuti collusi) e condotto dalla Squadra mobile e del Gico della Finanza. A febbraio 2017 arrivò la sentenza di primo grado, a luglio 2018 il verdetto d’appello quando furono confermati due ergastoli su 3, condanne confermate (con pene dai 16 ai 2 anni di carcere) e assoluzioni.

La sentenza d’appello giunse nei confronti di 34 imputati (per altri 10 imputati è in corso il processo di primo grado con il rito ordinario davanti il tribunale di Lamezia) per i quali, in primo grado, a febbraio 2017, erano stati inflitti (con l’abbreviato) tre ergastoli e pene da un massimo di 30 anni a un minimo di 4 mesi. Sei erano state le assoluzioni. A luglio di due anni fa la sentenza della Corte d’Appello contro quella che è stata definita la cosca d’elite della ‘ndrangheta lametina, secondo la Dda di Catanzaro che a maggio del 2015 coordinò il blitz che portò in carcere boss, gregari e imprenditori ritenuti collusi.

La Dda ha contestato, a vario titolo, l’associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsioni, armi e per alcuni imprenditori concorso esterno in associazione mafiosa, mentre altri tre imputati (Alfredo e Bruno Gagliardi e Angelo Anzalone) sono stati accusati di concorso in due omicidi e un tentato omicidio, commessi nell’ambito della guerra di mafia fra i Torcasio ed i Cannizzaro (quelli di Antonio Torcasio, di cui è anche accusato di aver avuto il ruolo di “specchietto” Vincenzo Torcasio, avvenuto a maggio del 2003 davanti il commissariato, e di Vincenzo Torcasio avvenuto il 23 luglio 2003 a Falerna”, quando rimase ferito Vincenzo Curcio). Dei tre solo Alfredo Gagliardi era stato assolto in appello, ma la Cassazione ha annullato l’assoluzione con rinvio.

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