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Luigi Muraca

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LAMEZIA TERME – E’ stato condannato dal tribunale collegiale di Lamezia a 5 anni e 3 mesi (il pm aveva chiesto 5 anni e 6 mesi) Luigi Muraca, 52 anni ex consigliere comunale (difeso dagli avvocati Piero Chiodo e Anselmo Torchia) accusato di aver abusato sessualmente di una minorenne (all’epoca dei fatti). Gli investigatori avrebbero ascoltato al telefono le conversazioni di Luigi Muraca, consigliere comunale quando poi il consiglio comunale è stato sciolto per mafia.

Dalle conversazioni gli investigatori del Gico della Guardia di Finanza di Catanzaro avrebbero scoperto che Muraca avrebbe abusato sessualmente di una minorenne (all’epoca dei fatti).

Almeno questo è stato contestato all’ex consigliere comunale, che era anche presidente di una commissione consiliare e dipendente della Regione Calabria (era stato consigliere anche nelle precedenti consiliature) eletto nelle liste di Forza Italia Poi era passato al gruppo consiliare “Alleanza civica” con Mascaro diventando capogruppo.

Muraca finì in carcere il 7 dicembre 2017 dopo che la Procura aveva emesso un decreto di fermo per il «pericolo di fuga», fermo che fu eseguito dai finanzieri del Gico del Nucleo di Polizia tributaria di Catanzaro. Il fermo era stato disposto dal procuratore della Repubblica di Lamezia Terme, Salvatore Curcio e dall’allora sostituto procuratore Luigi Maffia.

Muraca restò in carcere per 7 mesi, poi gli furono concessi gli arresti domiciliari e successivamente tornò in libertà.

Per l’indagato l’accusa era pesante: violenza sessuale aggravata. In particolare, a seguito delle indagini eseguite dalle Fiamme Gialle, sarebbero emersi alcuni episodi di cui si sarebbe reso protagonista Luigi Muraca, già consigliere comunale del disciolto Comune per infiltrazioni mafiose, il quale avrebbe in più circostanze rivolto pesanti attenzioni sessuali nei confronti di una minorenne, all’epoca dei fatti poco più che quattordicenne.

Le successive attività investigative disposte dalla Procura della Repubblica ed eseguite dai militari della Guardia di Finanza, avrebbero confermato il quadro accusatorio che, all’esito delle ulteriori indagini, determinò il fermo (poi convalidato e tramutato in arresto) di indiziato di delitto nei confronti di Muraca.

Prima del processo, come si ricorderà, nel corso dell’incidente probatorio chiesto dalla difesa la presunta vittima avrebbe negato ogni accusa nei confronti di Muraca raccontando, invece, di aver avuto buoni rapporti con lui affermando che per lei «era come un secondo padre».

Ammessa poi come teste in dibattimento, alla fine non è stata escussa e questa circostanza è stata contestata dall’avvocato Chiodo.

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