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L'aula bunker dove si celebra il processo

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LAMEZIA TERME (CATANZARO) – «Quando c’era interesse a eleggere un nostro rappresentate era la massoneria che si rivolgeva alla ‘ndrangheta attraverso quei soggetti, definiti “in giacca e cravatta”, come medici e avvocati che grazie al proprio lavoro erano i personaggi privilegiati per fare da collegamento con la criminalità organizzata». A dirlo è stato il collaboratore di giustizia Cosimo Virgiglio, massone e legato ad ambienti dei servizi segreti, deponendo al processo Rinascita Scott.

Nel 2006, ha detto interrogato dal pm della Dda di Catanzaro Antonio De Bernardo, su intercessione dell’avvocato Cassadonte, decano di una loggia massonica catanzarese, fu deciso di appoggiare la candidatura a senatore dell’avvocato Giancarlo Pittelli – uno degli imputati – appartenente alla stessa loggia di Cassadonte.

«Cassadonte ci aveva informato – ha detto Virgiglio – del fatto che Pittelli aveva capacità di relazionarsi e interfacciarsi con i magistrati».

Anche per Pittelli, ha aggiunto rispondendo alle domande dell’avvocato Salvatore Staiano, venne coinvolta la criminalità organizzata. In quell’occasione Virgiglio andò a Rocca di Neto e si rivolse a Sabatino Marrazzo, maestro venerabile, che guidava sia la loggia Pitagora deviata che quella pulita. Sabatino Marrazzo «ha innescato subito i meccanismi per la campagna elettorale del 2006. Marrazzo si rivolse a un avvocato di Catanzaro appartenente alla propria loggia».

Massoneria, ha detto Virgiglio, che nel primo decennio del 2000, era molto potente. «Non è un caso – ha aggiunto – che le più grandi inchieste sulla massoneria siano state fatte in Calabria. Ci sarà un perché se nel 2004 ci si riunisce in Calabria per parlare degli investimento sul porto di Gioia Tauro e sulla sanità. All’epoca c’era un’inflazione di iscritti. In ogni paese si voleva aprire una loggia. E per quanto riguarda la massoneria deviata la provincia di Vibo era la più potente e impregnata. Reggio non è neanche un satellite rispetto a Vibo».

«C’era un tenente colonnello – ha poi detto il collaboratore – che ci riferiva di tutte le indagini grosse che c’erano sul Tirreno». Virgiglio ha poi riferito che c’era un locale a Settingiano dove si svolgevano le riunioni della massoneria.

«Era uno dei posti preferiti – ha detto – perché sapevamo dai “fratelli” nelle forze dell’ordine che non c’era il pericolo di essere ascoltati». Secondo quanto ha riferito il collaboratore l’ex presidente della Giunta regionale della Calabria Giuseppe Chiaravalloti «gestiva la loggia coperta nella zona del catanzarese anche se il tempio era a Praialonga. Chiaravalloti è entrato nella massoneria nel ’93 insieme a Franco Tricoli. Facevano parte del gruppo dei magistrati».

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