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Il sindaco di Catanzaro Sergio Abramo

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CATANZARO – L’ordinanza del sindaco di Catanzaro Sergio Abramo con cui ha disposto la chiusura delle scuole fino al 31 marzo, «sembra evidenziare una istruttoria insufficiente (si pensi alla mancanza di specificazione dell’arco temporale entro cui si inscrivono i dati di positività riferiti alla scuola nonché l’assenza dei numeri inerenti il contagio nella città di Catanzaro), ritenuta tale dallo stesso sindaco che pure ha comunque adottato il provvedimento impugnato, avendo l’amministrazione sanitaria preferito esporre ‘al di là dei numeri specifici e della colorazione (zona arancione)’ uno stato d’animo di “forte preoccupazione” ed una serie di criticità organizzative».

Lo scrive il presidente del Tar di Catanzaro Giancarlo Pennetti nell’ordinanza con la quale non ha accolto la misura cautelare di riapertura delle scuole fissando l’udienza di merito al 5 maggio.

Ordinanza, quella di Abramo, nella quale era riportato il numero fornito dall’Asp di 53 casi di positività tra alunni e personale docente e non docente.

Per Pennetti è «incondivisibile l’affermazione dell’Asp secondo la quale il “dubbio”, a “prescindere dai numeri” (che dovrebbero viceversa essere costantemente raccolti, elaborati e resi disponibili da parte delle strutture addette alla prevenzione ma di cui l’Asp non ha la disponibilità) possa giustificare proposte di chiusura di tutte le scuole per settimane su intere aree urbane al momento comunque ricomprese in zona arancione e trascurando di suggerire interventi a carico degli adulti».

«Dall’insieme dei dati, ivi incluse le considerazioni tutte, e non solo quelle menzionate dal sindaco, riportate nella nota dell’Asp nella quale manca comunque una buona parte dei dati richiesti dal comune – afferma il presidente del Tar – si evince: una dichiarata, evidente inadeguatezza del dipartimento ad effettuare con la necessaria efficienza del caso le attività di contact tracing visto l’esiguo numero di personale; l’esigenza, sia pure enunciata in modo generico perché non dettagliata in precisi coefficienti, di “evitare la completa saturazione delle strutture sanitarie”; la altrettanto ammessa incapacità del laboratorio ospedaliero di microbiologia menzionato dall’Asp di individuare autonomamente le cosiddette varianti del virus più aggressive nei confronti della popolazione giovanile e la cui presenza sul territorio di Catanzaro è per ora solo presunta; che la “appena iniziata” vaccinazione del personale docente dopo le festività pasquali dovrebbe essere incrementata con “auspicabile riduzione della diffusione della malattia”».

Pennetti afferma anche che la Dad «non può considerarsi punto di equilibrio nel bilanciamento fra diritto alla salute e diritto all’istruzione» ed è «modalità efficace sul piano formativo solo per brevi periodi e sulla cui uniforme disponibilità da parte di tutte le famiglie e capacità di fruizione da parte degli alunni più piccoli, esistono seri dubbi con conseguente pregiudizio del principio di eguaglianza ed apprendimento».

IL COMMENTO DI ABRAMO

“Il Tar Calabria ha di fatto riconosciuto la validità delle motivazioni di fondo contenute nell’ultima ordinanza sulle scuole: tutelare in modo esclusivo la salute di alunni e personale recependo le indicazioni dell’unità operativa di Igiene e salute pubblica dell’Asp di Catanzaro”.

È il commento del sindaco Sergio Abramo in merito al rigetto, da parte del Tar, del ricorso presentato contro il dispositivo di sospensione dell’attività didattica in presenza negli istituti scolastici di ogni ordine e grado del capoluogo.

“Ne prendo atto come avrei preso atto col massimo rispetto della decisione opposta – ha spiegato Abramo – l’occasione mi è utile per ribadire quegli aspetti che continuo a ritenere giusti e che avevo sottolineato emettendo l’ordinanza, finalizzata a limitare quanto mi era stato fatto presente dall’Asp, cioè il rischio di un aumento dei contagi fra i più giovani per le varianti del virus, le difficoltà nel tracciamento dei positivi e dei loro contatti, le criticità nella gestione dei tamponi, il contestuale pericolo di una saturazione degli ospedali”.

“Mi spiace che sia stata subito trasformata in una battaglia legale di cui avremmo tutti fatto volentieri a meno – ha concluso Abramo – ma la mia è stata una decisione dettata dal buon senso e da scopi precauzionali che, in casi come questo, non possono ritenersi infondati”.

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