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LAMEZIA TERME (CATANZARO) – In 13 sono finiti nel registro degli indagati dalla Procura di Roma nell’ambito di una indagine che ha fatto emergere un sistema illecito che puntava a drenare i finanziamenti emanati dal Governo durante la fase più drammatica dell’emergenza sanitaria legata al Coronavirus. Provvedimenti che erano stati disposti per aiutare le imprese e i commercianti in difficoltà.

Nel procedimento si ipotizzano reati tributari, truffa e autoriciclaggio. Gli uomini della Guardia di Finanza hanno proceduto al sequestro preventivo di oltre 110 milioni di euro di crediti fiscali. L’attività trae origine da un’analisi di rischio sviluppata dall’Agenzia delle Entrate, diretta da Ernesto Maria Ruffini, sulla spettanza dei “bonus” previsti dai decreti “Rilancio” e “Cura Italia” del 2020, connessi alle spese di locazione di immobili ad uso non abitativo e riconosciuti sotto forma di crediti d’imposta in misura pari a una percentuale dei canoni effettivamente versati (fino al 60%).

«I benefici fiscali – spiega chi indaga – possono essere direttamente utilizzati per compensare debiti, oppure ceduti, anche in parte e più volte, per lo stesso fine, dandone comunicazione, sia da parte del cedente che del cessionario, attraverso la piattaforma informatica “cessione crediti” messa a disposizione dalla agenzia delle Entrate».

Gli accertamenti hanno riguardato in particolare la società “Crescita Italia Srl”, creata a Roma nell’agosto 2020 dalla famiglia Molinaro di Lamezia Terme, che aveva acquisito crediti per la cifra posta sotto sequestro oggi da 700 persone diverse, per lo più extracomunitari che gestiscono piccoli supermercati tra Roma e Napoli.

Le verifiche hanno portato alla luce la «fittizietà dei crediti di imposta, che sono stati ceduti attraverso un sito internet della società che operava in tutta Italia e che si proponeva come soggetto giuridico capace di far conseguire alla clientela liquidità mediante lo smobilizzo immediato di crediti di imposta derivanti da norme speciali, acquistandoli e pagandoli subito dopo aver svolto, come dichiarato, controlli documentali circa la loro genuinità, per poi cederli a sua volta a terzi, dietro compenso».

Nei primi dieci mesi del 2021, secondo le indagini, l’impresa avrebbe acquistato crediti di imposta per un valore nominale di oltre 110 milioni da diversi soggetti molti dei quali, in base ai primi riscontri, «risulterebbero privi di consistenza imprenditoriale o, comunque, non potrebbero beneficiare delle agevolazioni fiscali».

Tra le incongruenze rilevate dai finanzieri, l’inserimento nella piattaforma dell’amministrazione finanziaria dei dati di imprenditori per i quali non risulta essere stato registrato alcun contratto di locazione e l’aver sostenuto spese di affitto per centinaia di migliaia di euro all’anno a fronte di dichiarazioni dei redditi per importi molto più modesti.

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