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Un'aula di tribunale

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LAMEZIA TERME (CATANZARO) – Undici condanne confermate (tra cui un ergastolo) e per due imputati le pene sono state rideterminate, oltre a tre assoluzioni. Si è concluso così il processo d’appello bis (ordinato dalla Cassazione) per 14 imputati coinvolti nell’operazione antimafia “Perseo” scattata nell’estate del 2013 e poi divisa in vari tronconi processuali.

A luglio 2016, in appello, per chi aveva scelto l’abbreviato, erano state inflitti un ergastolo, una condanna a 30 anni e pene fra i 20 e i 2 anni di carcere oltre a 13 assoluzioni.

La Corte d’Appello di Catanzaro, infatti, aveva così riformato la sentenza di primo grado emessa dal gup con il rito abbreviato a giugno 2015 quando condannò 20 imputati assolvendone 27. In appello erano state poi 34 le condanne e 13 le assoluzioni per i 47 imputati coinvolti in uno dei tronconi del processo Perseo contro il clan Giampà e la cosiddetta zona grigia.

Ai capi del clan (tra cui Vincenzo Bonaddio ora condannato all’ergastolo) sono stati contestati 4 omicidi, mentre per gli altri imputati, a vario titolo, l’accusa era di associazione mafiosa, droga, estorsioni e armi e per alcuni avvocati, assicuratori, periti, carrozzieri e un agente della polizia penitenziaria, l’accusa era di concorso esterno in associazione mafiosa (in alcuni casi finalizzata alle truffe alle assicurazioni).

Poi la Cassazione, a gennaio 2017, aveva annullato con rinvio le condanne per 14 imputati che erano stato assolti in primo grado e condannati in appello.

Ora la nuova decisione della Corte d’Appello (presidente Gabriella Reillo) che ha condannato all’ergastolo il boss Vincenzo Bonaddio, Salvatore Ascone (5 anni e 4 mesi 24mila euro di multa), Emiliano Fozza (6 anni), Antonio Fragale (6 anni e 4 mesi), Giuseppe Ammendola (20 anni), Pino e Gino Strangis (6 anni ciascuno), Alessandro Villella (2 anni, pena rideterminata), Carmine Vincenzo Notarianni (6 anni), Claudio Paola (2 anni, pena rideterminata), Antonio Muraca (7 anni e 10 mesi). Assolti: Alberto Giampà, Luciano e Luigi Trovato.

Alcuni imputati (Pino e Gino Strangis, Emiliano Fozza, Antonio Muraca, Antonio Fragale, Carmine Vincenzo Notarianni ) sono stati anche condannati a risarcire 30.000 euro alla parte civile (Comune di Lamezia Terme).

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