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Monsignor Domenico Battaglia

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PAPA Francesco sceglie Domenico Battaglia quale nuovo arcivescovo di Napoli, successore del cardinale Crescenzio Sepe. La notizia ufficiale, che conferma le indiscrezioni delle scorse ore (LEGGI) arriva dal Bollettino della Santa Sede. E, in contemporanea, alle ore 12 in punto, come da tradizione ecclesiale, a Napoli, il cardinale Sepe ha radunato i componenti della Curia e numerosi giornalisti per l’annuncio. “Coraggio! Alzati, ti chiama”, le parole che la folla rivolge al cieco Bartimeo nel Vangelo di Marco (10, 49) sono riprese dal sito internet della diocesi di Napoli per confermare la nomina del nuovo vescovo.

E si comprende subito il motivo: lo stemma episcopale di Mons. Battaglia contiene il simbolo delle due mani che si stringono: quelle di Gesù, a richiamare l’invito ad alzarsi rivolto a Bartimeo nonché la parabola del Buon Samaritano.

Mons. Battaglia è davvero un pastore con l’odore delle pecore, secondo il desiderio di Papa Francesco. Per lunghi anni alla guida del “Centro Calabrese di Solidarietà” (Comunità per il trattamento e il recupero delle persone affette da tossicodipendenze), Mons. Battaglia è sacerdote che, sul campo, tra le periferie esistenziali e sociali, si è guadagnato i “titoli della strada”, come ebbe a dire l’arcivescovo metropolita di Catanzaro-Squillace Vincenzo Bertolone nel giorno della sua ordinazione episcopale per la sede di Cerreto Sannita – Telese – Sant’Agata de’ Goti, il 3 settembre 2016.

Un ministero episcopale, il suo, che si caratterizza per la semplicità e la testimonianza di una vita povera, accanto agli ultimi, agli indifesi, a chi sperimenta situazioni di fragilità. Basti ricordare che Mons. Battaglia ha preso possesso della diocesi di Cerreto senza utilizzare l’abito corale (interamente viola paonazzo) – generalmente indossato dai vescovi per le occasioni solenni -, che è solito firmare i suoi atti episcopali, anche quelli con valore normativo, semplicemente come “don Mimmo”, che al dito mantiene l’anello episcopale realizzato con l’oro della fede del papà defunto, che la croce pettorale è intagliata nel legno degli ulivi di Satriano (Catanzaro), dove è nato il 20 gennaio 1963 e dove è stato ordinato sacerdote il 6 Febbraio 1988 nella Chiesa di Santa Maria di Altavilla, dall’arcivescovo Antonio Cantisani.

Tutti segni, insomma, di quella “Chiesa povera e per i poveri” auspicata da Francesco. E segni che – sia chiaro – non si fermano all’apparenza, in quanto esprimono uno stile di credibilità e di autenticità, praticato nelle relazioni con gli altri. La Chiesa di don Mimmo Battaglia è quella che viene fuori dal “Patto delle Catacombe” che alcuni vescovi siglarono a Roma in occasione del Concilio Vaticano II per impegnarsi in una “vita di povertà secondo il Vangelo”.

In questi quattro anni di ministero episcopale in Campania, con un magistero limpido e chiaro, Mons. Battaglia ha posto l’accento sulle problematiche sociali che attanagliano il meridione d’Italia, in particolare con riferimento allo spopolamento delle aree interne. Questa nomina ora, a vescovo di Napoli, appare quindi davvero come “un filo d’erba tra i sassi” per riprendere il titolo di una sua bella pubblicazione (Rubbettino, 2009). Un motivo di speranza per il nostro Sud e per il Mediterraneo, per la società, per la politica, per le chiese e la loro riforma.

Mons. Domenico Battaglia – riferisce il Bollettino della Sala stampa vaticana – è nato il 20 gennaio 1963. Ha svolto gli studi filosofico-teologici presso il Seminario San Pio X di Catanzaro. Ordinato sacerdote il 6 febbraio 1988, è stato rettore del Seminario Arcivescovile Liceale di Catanzaro e membro della Commissione diocesana Giustizia e Pace (1989-1992), amministratore parrocchiale a Sant’Elia, parroco della Madonna del Carmine a Catanzaro, direttore dell’Ufficio diocesano per la Cooperazione missionaria tra le Chiese, parroco a Satriano (1992-1999).

È stato successivamente collaboratore del Santuario Santa Maria delle Grazie di Torre Ruggero, collaboratore parrocchiale a Montepaone Lido e amministratore della Parrocchia di Santa Maria di Altavilla a Satriano. Dal 1992 è stato presidente del Centro Calabrese di Solidarietà, struttura legata alle Comunità terapeutiche (Fict) di don Mario Picchi. Dal 2000 al 2006 è stato vice presidente della Fondazione Betania dell’Arcidiocesi metropolitana di Catanzaro-Squillace.

Dal 2006 al 2015 ha ricoperto l’incarico di presidente nazionale della Federazione Italiana Comunità Terapeutiche. Eletto vescovo di Cerreto Sannita-Telese-Sant’Agata dè Goti il 24 giugno 2016, è stato consacrato il 3 settembre successivo. Papa Francesco lo ha nominato oggi arcivescovo metropolita di Napoli, trasferendolo dalla diocesi di Cerreto Sannita-Telese-Sant’Agata dè Goti.

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