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Marco Gallo

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Marco Gallo, considerato il killer di Lamezia Terme, in una lettera al Quotidiano ribadisce la propria tesi e si professa innocente

LAMEZIA TERME- Lo ha dichiarato in tutti i processi di essere estraneo. E lo ribadisce con una lettera al Quotidiano del Sud. Dal carcere di Ancona, Marco Gallo, 37 anni, di Lamezia, perito elettrotecnico, ritenuto un insospettabile killer almeno fino a luglio del 2017 quando è finito in carcere per uno dei quattro omicidi distinti di cui è accusato, rimarca di non è essere un killer, «un assassino o altro».

E lo vuole dimostrare allegando alla sua lettera alcuni atti d’indagine relativi all’omicidio dell’imprenditore edile di Lamezia, Domenico Maria Gigliotti. Quest’ultimo ucciso e bruciato a gennaio del 2015, per il quale Gallo il 2 novembre scorso in primo grado è stato condannato dal gup di Lamezia con l’abbreviato a 30 anni di carcere. Secondo le accuse, Gallo avrebbe versato 1100 euro per una crociera mai fatta all’agenzia di viaggi gestita dalla moglie della vittima.

LA RICOSTRUZIONE DEI FATTI ALLA BASE DELL’OMICIDIO GIGLIOTTI

Sarebbe stata la mancata restituzione della somma a Gallo a scatenare la violenta reazione dello stesso, che, già nel mese di ottobre 2014, avrebbe esploso alcuni colpi d’arma da fuoco contro l’abitazione di Gigliotti. Secondo una perizia balistica, i proiettili che uccisero Gigliotti, quelli sparati contro la sua abitazione e il proiettile estratto dal corpo dell’avvocato Francesco Pagliuso hanno una comune matrice: tutti esplosi «inconfutabilmente dalla stessa arma». Ma il movente dell’efferato delitto Gigliotti – secondo le indagini – sarebbe riconducibile anche a presunte avances sessuali di Gigliotti nei confronti della moglie di Gallo, da cui sarebbe nata una lite al culmine della quale Gigliotti avrebbe pesantemente malmenato Gallo, circostanza sempre smentita da quest’ultimo.

LE CONDANNE DI GALLO COME KILLER DI PAGLIUSO, BERLINGIERI E MEZZATESTA

Per l’omicidio dell’avvocato Pagliuso, Gallo, in primo grado ha subito una condanna all’ergastolo (il processo d’appello è in dirittura d’arrivo). Allo stesso Gallo, i giudici hanno confermato (maggio 2022) l’ergastolo in appello per l’omicidio del fruttivendolo Francesco Berlingieri di gennaio 2017. Mentre in primo grado ha ricevuto una condanna a un altro ergastolo poiché avrebbe ucciso anche il dipendente delle ferrovie della Calabria Gregorio Mezzatesta, ucciso a giugno del 2017 a Catanzaro davanti l’ingresso della sede di Ferrovie della Calabria.

Ma oltre che per quattro omicidi Gallo è accusato anche del tentato omicidio di Renato Berlingieri, 47 anni, verificatosi la sera del 22 febbraio 2017 in via Cerasuolo.

Tra l’altro Gallo è imputato anche al processo “Reventinum” scaturito dall’omonima operazione della Dda contro il “gruppo della montagna” capeggiato dagli Scalise, e che vede alla sbarra anche Pino e Luciano Scalise, tutti accusati di associazione mafiosa, estorsioni e Gallo anche di intestazione fittizia di beni. I due Scalise hanno ricevuto una condanna in primo grado all’ergastolo in quanto accusati di essere stati i mandanti dell’omicidio Pagliuso, avrebbero cioè ordinato a Gallo di uccidere l’avvocato a Lamezia nella tarda serata del 9 agosto 2016. Ma Gallo grida, ancora una volta, la sua innocenza.

LA LETTERA DI MARCO GALLO: «NON SONO UN KILLER»

«Ad oggi – scrive – mi trovo tutto questo fango addosso. Mi accusano di reati non commessi e mai neanche lontanamente pensati nella mia testa fino ad arrivare all’omicidio di cui sono stato condannato il 2 novembre 2022. Che è la piena dimostrazione di quanto sia estraneo a tutto visto che, per come scrivono gli inquirenti, è stato commesso con la stessa arma dell’omicidio dell’avvocato Francesco Pagliuso, per il quale mi vedo condannato su presupposizioni e ipotesi indiziarie, senza nulla, ripeto null’altro, che provi e dimostri il mio coinvolgimento. L’arma in questione – aggiunge – non è mai stata trovata e me e ad altri. Questa è l’ennesima dimostrazione come non c’entro nulla con quest’ultimo omicidio, quello di Domenico Gigliotti. Per la fretta di dare un colpevole e non il colpevole, mi trovo addosso tutte queste condanne».

MARCO GALLO E GLI OMICIDI, NELLA LETTERA RIBADISCE: «NON SONO UN KILLER» E PARLA DI “INVENZIONI”

Quindi scrive di «invenzioni» sul movente del delitto Gigliotti, come per gli omicidi Berlingieri, Mezzatesta e Pagliuso. «Quando l’unica e sola verità e che non l’ho mai visto, altrettanto mia moglie, tirando dentro mia moglie con la presunzione di aver avuto apprezzamenti indesiderati. Come ho detto al giudice più volte, non era a conoscenza di una crociera da me prenotata per la quale in seguito a regolare querela ho riavuto la somma versata di cui ho allegato documentazione».

In alcuni atti d’indagine allegati da Gallo nella lettera al Quotidiano, si riportano delle dichiarazioni (oltre ad alcune intercettazioni) della moglie di Gigliotti agli investigatori. La donna racconta che a maggio 2015 (4 mesi dopo l’uccisione del marito) qualcuno le disse che il marito aveva litigato con una persona rivelandole il nome (non con Marco Gallo). Inoltre, prima che Gigliotti venisse ucciso e che sempre con un’altra persona – di cui si fa nome e cognome – aveva avuto un litigio per i soldi della crociera (non con Marco Gallo) e da qui ci fu una lite con Gigliotti che avrebbe aggredito questa persona. Da qui per Marco Gallo ci sarebbero le prove della sua asserita innocenza.

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