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REGGIO CALABRIA – I Finanzieri del Comando provinciale di Reggio Calabria, coordinati dalla Procura della Repubblica, hanno eseguito, su provvedimento del Giudice per le indagini preliminari, tre ordinanze di arresti domiciliari e cinque di divieto di dimora nei confronti di altrettanti consiglieri regionali della precedente legislatura della Regione Calabria e il sequestro per equivalente di beni per complessivi 2,5 milioni di euro nei confronti di 27 indagati.

Agli arresti domiciliari, secondo le conferme avute dal “Quotidiano”, è finito anche l’attuale assessore reggino Antonino De Gaetano, già al centro di diverse polemiche politiche. Oltre a lui ai domiciliari è finito anche l’ex assessore di centrodestra Luigi Fedele mentre la richiesta di arresto è stata trasmessa al Senato per l’autorizzazione a procedere per il senatore dell’Ncd, Giovanni Bilardi. Sul parlamentare è emerso un video sull’utilizzo di un televisore comprato con i soldi pubblici.

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LE DIMISSIONI DI DE GAETANO – In tarda mattinata, l’assessore De Gaetano ha rassegnato le dimissioni: «Con effetto immediato comunico le mie dimissioni dalla carica di assessore regionale e mi auto sospendo dal Partito Democratico». De Gaetano «pur dichiarando – spiega in una nota – la propria estraneità ai fatti contestatigli ed avendo piena fiducia nell’operato della magistratura», ritiene di dover compiere quello che definisce «un atto politico dovuto per non intralciare l’attività della giunta regionale e del presidente Oliverio». Presidente che ringrazia «per la fiducia accordatagli».

IL COMMENTO DI MARIO OLIVERIO – «Confido che le persone coinvolte in indagini possano dimostrare la loro estraneità, Le conclusioni delle indagini avviate dalla magistratura di Reggio Calabria nel 2013 sui finanziamenti ai gruppi consiliari nella precedente legislatura sono gravi. Nel confermare piena fiducia nell’operato della magistratura mi auguro che in sede processuale, sulle singole posizioni si faccia piena luce confidando che le persone coinvolte possano dimostrare la loro estraneità ai fatti contestati». Il presidente della Regione Calabria Mario Oliverio ha commentato con queste parole l’inchiesta “Erga Omnes” sulla rimborsopoli calabrese. Per Oliverio «questa vicenda impone una riflessione, affinché il corpo delle misure legislative già assunte nella precedente legislatura in materia di risorse e strumenti destinati ai gruppi consiliari, sia ulteriormente rafforzato in direzione di maggiore trasparenza e controllo come ho già avuto modo di dire nei giorni scorsi, la settimana prossima, appena entreranno in vigore le modifiche allo Statuto approvato dal Consiglio regionale, procederò alla nomina della nuova giunta regionale».

I DIVIETI DI DIMORA – Per quanto riguarda i divieti di dimora, il provvedimento è stato notificato all’ex capogruppo dell’Udc e poi assessore regionale nella Giunta Scopelliti, Alfonso Dattolo. Stessa sorte per gli ex consiglieri Giovanni Nucera (Udc); Pasquale Tripodi (Centro democratico) e Nicola Adamo (Pd). Il diviero di dimora è stato notificato anche ad un ex collaboratore del senatore Bilardi, Carmelo Trapani.

COINVOLTI ANCHE ALTRI COMPONENTI DELLA GIUNTA – Nel provvedimento della Procura di Reggio Calabria risultano indagati diversi consiglieri regionali, a molti dei quali è stato notificato un provvedimento di sequestro dei beni per equivalente. Tra gli indagati e destinatari del sequestro risultano anche l’attuale vicepresidente della Giunta regionale, Vincenzo Ciconte, l’attuale presidente del Consiglio regionale, Antonio Scalzo, e l’assessore Carlo Guccione. A Ciconte sono contestati oltre 69mila euro mentre a Guccione 27mila euro. Per De Gaetano la contestazione è di importo superiore a 410mila euro.

GLI INDAGATI –  Ma tra gli indagati figurano anche un altro senatore in carica e un ex presidente della Regione Calabria. Per entrambi il gip ha disposto un sequestro preventivo di beni. Si tratta del senatore Piero Aiello, eletto in Senato nel 2013 nelle liste del Popolo delle Libertà e poi passato al Nuovo Centro Destra; e di Agazio Loiero, ex presidente della Regione Calabria nonché ex ministro della Repubblica. Il gip ha disposto il sequestro di beni, per quanto concerne il senatore Aiello (all’epoca dei fatti contestati consigliere regionale del Pdl) fino alla concorrenza di 37.160,04 euro, mentre per Agazio Loiero (consigliere regionale nella passata legislatura ed ex capogruppo di “Autonomia e Diritti”) fino alla concorrenza di 13 mila euro circa. Anche Demetrio Battaglia (deputato del Pd) e Ferdinando Aiello (deputato Pd) hanno subito sequestri per rimborsi non dovuti nella precedente consiliatura regionale prima della loro elezione in Parlamento. 

LE INDAGINI – In particolare, le indagini, effettuate anche con intercettazioni telefoniche e accertamenti bancari, hanno consentito di individuare diverse discrasie tra le movimentazioni ed i saldi in conto corrente dei Gruppi consiliari regionali degli anni 2010/2011/2012 e quanto documentato mediante le presentazioni del rendiconto mannuale, modificando, secondo gli inquirenti, il corretto impiego istituzionale per cui i fondi pubblici erano stati destinati.

In alcuni casi è stata riscontrata anche la presentazione di una doppia documentazione di spese al fine di ottenere dalla Regione un doppio rimborso.

I quasi 2,5 milioni di euro contestati alle 27 persone indagate sarebbero emersi dai documenti acquisti in Consiglio regionale nonché da accertamenti bancari, indagini tecniche, riscontri contabili esterni finalizzati alla “verifica oggettiva e soggettiva” delle operazioni documentate dai vari esponenti politici. 

Le verifiche hanno interessato la IX Legislatura ed hanno riguardato tutti i gruppi politici operanti nel triennio 2010/2012. Oltre alla non “idoneità” della spesa, sarebbero state rilevate dai finanzieri casi di operazioni inesistenti. Diverse, secondo l’accusa, le discrasie tra le movimentazioni ed i saldi in conto corrente dei gruppi e quanto documentato mediante la presentazione del rendiconto “annuale”, celando il corretto impiego per cui i fondi pubblici erano destinati. 

OMISSIONI E TRACOTANZA – Secondo il gip di Reggio Olga Tarzia, l’inchiesta ha fatto emergere «una gestione gravemente omissiva in punto di controlli successivi sui titoli di spesa, sia nel caso di anticipazione di fondi che di riconoscimento postumo della legittimità della spesa mediante rimborso, deliberatamente funzionale a rendere possibile, perpetuandolo, un sistema di utilizzazione di fondi pubblici a destinazione vincolata, secondo schemi collaudati nel nostro Paese, ispirato a un esercizio tracotante del potere, che tradisce anche sicurezza di impunità».

L’omesso controllo dei capigruppo «era deliberatamente ispirato – prosegue il gip – a una logica di compiacente e colpevole condivisione di certi metodi di sfruttamento parassitario di cospicue disponibilità finanziarie di natura pubblica che, senza alcun pudore, ma semmai con spregiuducato disprezzo delle regole, sono state utilizzate per finanziare spese personalissime con una scandalosa tracotanza, mentre le funzioni legislative e quindi costituzionali esercitate avrebbero dovuto ricordare agli odierni indagati, in ogni momento, che la vita pubblica esige rigore e correttezza, tanto più che si tratta di soggetti che possono contare su cospicue indennità di funzione che ne assicurano indipendenza e prestigio sociale».

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