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LAMEZIA TERME (CATANZARO) – Sono passati esattamente 30 anni, ma a Lamezia Terme sono ancora in tanti a ricordare Salvatore Aversa, sovrintendente capo della Polizia di Stato, e la moglie, Lucia Precenzano, uccisi in un agguato di ‘ndrangheta in una via del centro cittadino. Aversa, 59 anni, era un poliziotto di grande esperienza, memoria storica del Commissariato di Lamezia Terme.

Le cosche locali lo temevano perchè aveva una profonda conoscenza della criminalità organizzata locale.

Lucia Precenzano era un’insegnante di scuola media. Una donna gentile e riservata che viveva per il marito ed i tre figli, Walter, Paolo e Giulia. Quella sera qualcuno ha voluto spegnere per sempre la voce di Salvatore Aversa, trascinando inspiegabilmente nello stesso destino la moglie del sovrintendente, la cui unica colpa è stata quella di trovarsi insieme a lui nel momento in cui è stato messo in atto l’agguato.

Stamattina il sacrificio di Aversa e della moglie è stato ricordato nel corso di una messa, presente il questore vicario di Catanzaro, Renato Panvino, anche lui poliziotto di grande esperienza. C’erano i tre figli dei coniugi Aversa e, accanto a loro, il Procuratore della Repubblica di Lamezia, Salvatore Curcio, ed il sindaco, Paolo Mascaro. Walter Aversa, figlio maggiore dei coniugi assassinati, ha detto che «è un peccato che sull’omicidio di un uomo di punta della Polizia, come viene sempre ricordato mio padre dai vertici dello Stato, e di mia madre, si sia innescata una vicenda giudiziaria così contorta e difficile. Un servitore delle istituzioni avrebbe meritato una risposta più chiara e immediata da parte degli apparati della sicurezza dello Stato».

Il Capo della Polizia, Lamberto Giannini, ha inviato un messaggio in cui, parlando di «ricordo sempre vivo di Salvatore Aversa e della moglie», ha rinnovato ai loro familiari «sentimenti di profonda partecipazione e riconoscenza. La loro memoria ed il loro estremo sacrificio – ha aggiunto il prefetto Giannini – possano continuare a orientare le scelte che ciascuno di noi è chiamato a fare, ogni giorno, per garantire la sicurezza delle nostre comunità, onorando la dedizione e il coraggio con cui Salvatore svolgeva il suo lavoro al servizio dei cittadini».

Per l’assassinio di Aversa e della moglie é stato condannato definitivamente a 30 anni di reclusione, nel 2010, il boss della ‘ndrangheta Francesco Giampà, detto «il professore», e, rispettivamente, a 10 e 8 anni i collaboratori di giustizia Stefano Speciale e Giuseppe Chirico, pugliesi, già esponenti della Sacra corona unita, autoaccusatisi dell’esecuzione materiale del duplice omicidio. Ma in precedenza le indagini avevano puntato, come esecutori del duplice omicidio, su due esponenti della criminalità lametina, Giuseppe Rizzardi e Renato Molinaro, assolti, dopo essere stati in un primo tempo condannati, perchè la loro accusatrice, Rosetta Cerminara, si rivelò una millantatrice, tanto da essere condannata per calunnia e truffa aggravata ai danni dello Stato.

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