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Don Giacomo Panizza

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LAMEZIA TERME – Non si arresta la sequenza di atti intimidatori ai danni della Comunità progetto Sud di Lamezia, guidata da Don Giacomo Panizza. Obbiettivo delle minacce, ancora una volta, i dipendenti della sede di via Bizantini nel quartiere cittadino di Capizzaglie che hanno trovato nuovamente le gomme delle loro auto squarciate. Ma nei giorni scorsi un altro episodio: un pistola giocattolo trovata nella struttura di via Reillo. Viene confermata, dunque, la nuova strategia criminale delle ultime settimane che punta, a differenza di quanto avvenuto in passato, ad alimentare tensione e paura tra i lavoratori.

E di fatti, l’aria che si respira all’interno della comunità è di alta tensione anche perché, ad oggi, non è chiaro cosa abbia determinato la recrudescenza delle intimidazioni. Le ipotesi che circolano sono diverse ma gli inquirenti si stanno muovendo nel massimo riserbo. Alle indagini sta lavorando anche la procura Distrettuale antimafia di Nicola Gratteri che ha già incontrato Don Giacomo. L’attenzione resta puntata sul fatto che la sede di via Bizantini, all’interno della quale lavorano diciotto operatori in attività di assistenza, aiuto ed accompagnamento, rappresenta un simbolo di legalità, essendo un bene confiscato alla cosca Torcasio proprio in quello che veniva considerato un feudo per la famiglia.

Si scava, tuttavia, anche nelle nuove attività alle quali la comunità sta lavorando e che potrebbero aver ulteriormente infastidito le consorterie criminali. Non si sbilancia Don Giacomo Panizza: «abbiamo lungamente parlato con i magistrati ed i Carabinieri. Dobbiamo aspettare l’esito delle indagini». Sul fronte interno, invece, la parola d’ordine è quella di continuare il lavoro di ogni giorno: «non è un momento facile, ma siamo un gruppo che si sostiene l’uno con gli altri. Vogliamo trasformare la paura che a volte avvertiamo in futuro e vita. Ci aiuta la solidarietà che stiamo ricevendo».

Un dato che il sacerdote in prima linea sottolinea più volte: «sentiamo la vicinanza delle istituzioni, a partire dal Prefetto di Catanzaro, dal commissario della città di Lamezia, da Nicola Gratteri, dalle Forze dell’ordine ed anche da una parte significativa del mondo politico. E poi l’abbraccio della Chiesa e di tantissime persone». Ed ancora: «la famiglia Godino ha provveduto a sistemare le ruote danneggiate gratuitamente. Sono gesti importanti in un momento come questo».

Intanto, nella mattinata di ieri, è intervenuto il parlamentare del Movimento Cinque Stelle Giuseppe d’Ippolito: «Sono addolorato per i danneggiamenti che continua a subire la Comunità Progetto Sud e confido nella magistratura affinché concluda al più presto le indagini e restituisca tranquillità a questa realtà così importante per la nostra regione».

Parole dure quelle del deputato lametino: «Il sistematico accanimento sui mezzi e le proprietà della Comunità, questa intimidazione continua, quasi prefigura un messaggio del tipo “noi ci siamo , non vi lasceremo mai in pace”. È fondamentale che chiunque si celi dietro questi atti venga al più presto consegnato alla giustizia. Farò tutto quello che è in mio potere per sostenere Progetto Sud».

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