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La Squadra Mobile

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LAMEZIA TERME (CATANZARO) – A gennaio del 2019 fece recapitare due teste di capretto scuoiate, insanguinate e avvolte nel cellophane a un pensionato e a suo figlio “colpevoli” di aver avviato nei suoi confronti una procedura esecutiva. I due destinatari dei macabri pacchi, infatti, risultano i proprietari di un terreno sul quale il professionista calabrese, titolare con la famiglia di una società immobiliare, aveva costruito dei villini.

L’uomo, 51enne arrestato questa mattina per tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso in concorso con persone non identificate, non aveva ottemperato agli obblighi contrattuali dal Tribunale Civile di Roma che aveva disposto, a favore di padre e figlio, la titolarità di tre villini e un risarcimento di 480mila euro.

Dalle indagini avviate dagli agenti della Squadra Mobile di Roma e di Catanzaro è emerso che nel novembre 2018, l’imprenditore si era recato nello studio legale che seguiva la procedura avviata da padre e figlio, proponendo – per chiudere la controversia – 150mila euro, somma nettamente inferiore rispetto a quella stabilita dal Tribunale.

Lo stesso 51enne, con il chiaro intento di non voler pagare quanto dovuto, aveva acquistato il credito ipotecario di primo grado di una banca, gravante su uno dei tre villini (peraltro affittato a una terza persona) e aveva iscritto un credito per prestazioni professionali di 300mila euro sulla base di un atto di riconoscimento di debito da parte della società immobiliare calabrese, così da impedire la possibilità di recupero dei villini e delle somme dovute a titolo di risarcimento del danno.

Spaventato per i pacchi con le teste di capretto, il figlio della vittima comunica al proprio avvocato di voler accettare la proposta transattiva, anche se sfavorevole. Dalle telefonate intercettate emerge infatti lo stato di sottomissione dell’intera famiglia che, però, non si decide a cedere alla proposta.

A causa del prolungarsi di questa indecisione, nel marzo 2019 viene recapitata a una delle vittime, una lettera anonima dal contenuto minatorio e con un chiaro riferimento a possibili atti lesivi nei confronti suoi e della sua famiglia.

Gli accertamenti sulla lettera e le attività tecniche di intercettazione telefonica, consentivano di individuare nell’imprenditore calabrese il reale mittente che, per evitare di essere rintracciato, aveva affidato la spedizione a una terza persona da un posto diverso rispetto a Lamezia Terme.

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