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Peppino Daponte

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LAMEZIA TERME (CATANZARO) – Accolta in toto la richiesta del pm Andrea Buzzelli. Il gup Francesco Aragona, infatti, al termine del processo di primo grado celebratosi con il rito abbreviato, ha condannato a 30 anni di carcere Peppino Daponte, 60 anni, accusato dell’omicidio di Pietro Bucchino, avvenuto a Lamezia Terme nel 2003. Daponte è stato accusato sulla base delle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia Matteo Vescio e Gennaro Pulice.

Come si ricorderà, la svolta alle indagini è avvenuta 16 anni dopo il delitto quando la Direzione distrettuale antimafia ha avanzato richiesta di rinvio a giudizio per Peppino Daponte (LEGGI), ritenuto un appartenente alla cosca confederata Iannazzo-Daponte-Cannizzaro.

Omicidio aggravato dalle modalità mafiose (oltre che di detenzione illegale del revolver calibro 38 utilizzata per il delitto), questa l’accusa contestata a Daponte ritenuto responsabile dell’omicidio di Pietro Bucchino, ucciso all’età di 32 anni tra l’1.30 e le 2 di notte dell’11 ottobre del 2003.

Pietro Bucchino fu trovato cadavere in via Cerasolo, una zona di case popolari Aterp. Bucchino, noto alle forze dell’ordine, fu ucciso con cinque colpi di pistola calibro 38. Era il periodo della guerra di mafia fra clan contrapposti ma il movente per la Dda di Catanzaro non avrebbe avuto nulla a che fare con la guerra fra clan.

Bucchino – secondo quanto ha contestato la Dda – avrebbe dato fastidio alla cosca Iannazzo-Daponte-Cannizzaro, agendo in maniera autonoma per reati contro il patrimonio (furti) e per questo motivo sarebbe stato punito. Daponte avrebbe agito in concorso con altre persone non identificate. E nelle ultime battute del processo, in extremis, il pm ha chiesto e ottenuto di poter produrre le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Francesco Michienzi, mentre la difesa dell’imputato, rappresentata dagli avvocati Renzo Andricciola e Vincenzo Cicino, si era opposta alla richiesta ritenendola intempestiva.

Ma il gup alla successiva udienza ha accolto la richiesta dell’accusa di di produrre i verbali di Francesco Michienzi, ex componente della cosca Anello-Fruci. Daponte è stato condannato anche a risarcire le parti civili (familiari delle vittima) rappresentati dagli avvocati Chiodo, Severino, Gigliotti, Bagnato, Mancuso, Sigillò, Aiello, Miriello, Corapi, Lucisano, Trivolo, Gimigliano, Levato, Viscomi, Saladino, Vero, Maida.

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