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L'incidente di Lamezia Terme in cui persero la vita otto ciclisti

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LAMEZIA TERME – Ancora una volta il giovane che causò la strage dei ciclisti è rimasto coinvolto in un incidente mortale. Chafik El Ketani, ora 34enne, era alla guida della Toyota Corolla (presa a noleggio all’aeroporto di Lamezia) che nella tarda serata di lunedì scorso è finita fuori strada causando la morte di un 31enne, Fennane Noureddine, e il suo stesso ferimento (LEGGI).

L’incidente stradale è avvenuto sulla statale 280 “Dei Due Mari”, nel territorio comunale di Marcellinara.

Poco prima delle 23, una Toyota Corolla che viaggiava in direzione Lamezia Terme, con alla guida El Ketani per cause ancora da accertare e probabilmente complice l’asfalto reso viscido dalle piogge delle ultime ore, è finita fuori strada, dopo aver sfondato il guardrail.

Il passeggero è deceduto sul colpo, mentre il conducente è stato estratto dalle lamiere dagli uomini dei Vigili del Fuoco del comando centrale di Catanzaro intervenuti sul posto, affidando il ferito al 118 per il trasporto in ospedale. Le condizioni dell’uomo erano apparse gravi.

L’uomo in questione è lo stesso che il 5 dicembre del 2010, alla guida di una Mercedes, falciò dieci ciclisti lametini nel tratto della statale 18 fra Lamezia e Gizzeria (sette morirono sul colpo e l’ottavo due mesi dopo, mentre altri due rimasero feriti).

Chafik El Ketani, all’epoca 23enne, di origini marocchine ma da anni residente a Gizzeria lido, a luglio del 2013, fu definitivamente condannato a otto anni di carcere, pena inflitta sia nel primo che nel secondo grado di giudizio e poi confermata in Cassazione.

Il giorno stesso della strage (una ferita sempre aperta per la città di Lamezia e non solo), El Ketani (che risultò alla guida sotto l’effetto di droga) era finito in carcere, ma qualche giorno dopo gli furono concessi i domiciliari (con l’autorizzazione di recarsi al lavoro) dove è rimasto fino al 12 luglio 2013 quando fu prelevato presso la sua abitazione di località Mortilla di Gizzeria lido per tornare in carcere per saldare il conto con la giustizia (da tempo è tornato in libertà).

In macchina con El Ketani, quella maledetta domenica mattina di undici anni fa, c’era il nipote di otto anni che miracolosamente non riportò alcuna ferita. Dalle indagini emerse che al momento del fatto l’imputato «era sotto l’effetto di cannabinoidi». Emerse anche che la Mercedes al momento dell’impatto procedeva alla velocità di 109 km/h. E pare che anche per l’incidente di lunedì sarebbe stato sottoposto a esame tossicologico.

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