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L'iniziativa in Prefettura a Catanzaro

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CATANZARO – Le intimidazioni nei confronti di amministratori comunali continuano a rimanere in aumento, a conferma dell’attenzione che la criminalità organizzata rivolge agli enti locali tra appalti, servizi e consulenze.

Per questo, la Prefettura di Catanzaro ha promosso un seminario che ha avuto l’obiettivo di analizzare questo fenomeno abbinando anche la questione dei Comuni sciolti per infiltrazioni. I lavori sono stati introdotti dal prefetto Maria Teresa Cucinotta.

Il procuratore capo di Catanzaro, Nicola Gratteri, tra gli ospiti più attesi per la conoscenza del territorio e delle dinamiche, ha subito evidenziato questa collusione tra ‘ndrangheta e amministratori, sottolineando come «quindici Comuni sciolti per mafia, dal mio punto di vista, considerato che in Calabria siamo due milioni di abitanti, è un numero spaventoso. Questo vuol dire che la situazione è veramente grave e allarmante».

Due cause dietro le intimidazioni

Sul tema, grazie anche alle tante indagini della Direzione distrettuale antimafia, Gratteri ha, però, voluto precisare il ruolo degli stessi amministratori: «Dobbiamo stare attenti a non generalizzare. Gli atti intimidatori – ha spiegato – possono avvenire per due motivi: o perché si è davvero contro la ‘ndrangheta e il malaffare oppure perché durante la campagna elettorale si è sceso a patti, ci si è seduti attorno al tavolo e poi non si è stato ai patti. Appena mi sono insediato, nel 2016, ho previsto un aumento, un’impennata dei Comuni sciolti per mafia e purtroppo la storia mi ha dato ragione».

Quindi, se da un lato ci sono amministratori onesti che non si piegano davanti alle pressioni malavitose, pagando la loro rettitudine, dall’altra, ci sono coloro i quali si legano a doppio filo senza poi riuscire a mantenere i patti.

«Bisogna saper leggere e analizzare i numeri: se – ha spiegato il procuratore capo della Dda di Catanzaro – la Calabria è quarta o quinta come atti intimidatori o prima o seconda per scioglimento di Comuni, non vuol dire nulla se non lo si rapporta al numero degli abitanti. La Calabria è un terzo di Milano, non della Lombardia, quindi parlare di 15 Comuni sciolti per mafia, dal mio punto di vista, considerato che in Calabria siamo due milioni di abitanti, è un numero spaventoso. Questo vuol dire che la situazione è veramente grave e allarmante».

L’assenza di molti sindaci

Ma il procuratore ha lanciato anche un altro allarme rispetto all’atteggiamento dei sindaci e, rivolgendosi ai giornalisti, ha osservato: «Non so se vi siete accorti che gli invitati oggi erano 30, ma manca un terzo dei sindaci. Chiedete agli assenti se hanno avuto una colica renale, un incidente con la macchina, o si doveva sposare la figlia. Questo è gravissimo, vuole dire che non voglio andare, perché non stimo, non mi sento rappresentato. Poi non facciamo le vittime. Penso che nessuno dei sindaci, quantomeno del Distretto di Catanzaro, quindi tre quarti della Calabria, può dire di aver bussato e di non essere ascoltato. Al tavolo oggi ci sono tra i migliori uomini dello Stato, a parte me, gente di altissimo profilo, molto considerati dal ministero dell’Interno, dal ministero delle Finanze, dal ministero della Difesa. Quindi – ha proseguito il procuratore capo della Dda di Catanzaro – non ci sono alibi per nessuno, bisogna finirla di piangersi addosso, di fare vittimismo».

«Se non si ha il coraggio, dato che il coraggio non si vende al supermercato – ha rincarato Gratteri – non ci si mette ad amministrare. Ci sono un sacco di sindaci onesti, perbene, che sono vittime della mafia e si sono scontrati a muso duro contro la mafia, e meritano rispetto, aiuto e consulenza».

Secondo Gratteri, dunque, «c’è ancora tanto da fare, perché vecchie gestioni, gestioni padronali, gestioni con mentalità feudali ancora resistono e sono forti in Calabria. E’ nostro compito spiegare che quella filosofia di vita, di gestione della cosa pubblica non conviene più».

La legge sullo scioglimento

Infine, riferendosi alla legge sullo scioglimento dei Comuni, Gratteri ha aggiunto che «bisognerebbe mettere commissari a tempo pieno 24 ore su 24 in quel Comune in modo che la gente non abbia nostalgia dell’ex sindaco colluso o mafioso».

L’appello del prefetto a denunciare

Il prefetto Cucinotta ha insistito molto sul tasto della denuncia: «L’impatto è pesante, anche se la Calabria si colloca al quinto posto sia nel 2019 che nel 2020 a livello nazionale. Questo non ci fa stare tranquilli se lo associamo soprattutto ai comuni sciolti per mafia che sono anche questi un numero consistente. Quello che dobbiamo dire è che spesso non c’è la denuncia e i numeri sono bassi perché c’è scarsa collaborazione».

«Gli amministratori sono parte del territorio – ha sostenuto ancora il prefetto – e costituiscono l’elemento più a maggiore contatto con la popolazione, quindi ne devono recepire le istanze e devono essere pronti a denunciare laddove le istanze abbiano il carattere di una minaccia all’affermazione della legalità. Ci vuole una forte consapevolezza e una forte presa di coscienza della necessità della denuncia, così come affermato dal Ministro dell’Interno lo scorso anno in occasione della riunione dell’osservatorio nazionale. La Calabria è un territorio fragile che ha bisogno di essere supportato e noi siamo qui proprio per questo».

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