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Il professore Salvatore Spagnolo

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CATANZARO – È considerato tra i maggiori luminari della medicina internazionale, con una carriera che in quarant’anni di servizio l’ha visto protagonista di oltre 35 mila interventi di cardiochirurgia maggiore, autore di centinaia di pubblicazioni nonché primo al mondo ad effettuare la sostituzione dell’arco aortico in età pediatrica, valendogli il premio “Numeri Uno” dalla Presidenza della Repubblica. Salvatore Spagnolo, originario di Simeri Crichi, un piccolo comune nel catanzarese, da anni è cardiochirurgo presso l’Istituto Clinico Ligure di Alta Specialità di Rapallo. In questi giorni il suo nome echeggia per essersi fatto portavoce di una rilevanza scientifica inerente l’uso dell’eparina quale possibile rimedio al coronavirus.

Professore, cosa l’ha portata a pensare che l’eparina possa essere un utile rimedio al Covid-19?

«Tutto ha avuto inizio circa due mesi fa, quando in Italia aumentavano gradualmente ricoveri e decessi a causa di questo nuovo virus. Dall’analisi del tipo di decorso che affrontavano i pazienti affetti da questo ceppo di Coronavirus, ho dedotto che non poteva trattarsi di una comune polmonite, poiché questa può durare anche mesi ma non porta alla morte. Dalla mia larga esperienza sul campo nell’ambito delle patologie inerenti le embolie polmonari ed avendo effettuato una miriade di interventi di embolectomia polmonare, ho dedotto con facilità che questi pazienti giungevano alla morte per via della formazione di coaguli. Lo riferii a tanti, consigliando l’uso dell’eparina ma non venni creduto. Dopo breve tempo giunsero i primi referti di autopsie effettuate su pazienti affetti dal Covid-19, nei cui polmoni venne riscontrata una serie di piccoli trombi. Da allora si è preso in considerazione l’uso di questo farmaco dove però, il guaio, è che questo viene somministrato quando oramai è troppo tardi. L’eparina può aiutare a sciogliere i trombi quando ancora non ve ne siano troppi, ma quando sono in quantità eccessiva il paziente non può che arrivare alla morte».

Dunque la soluzione è quella di evitare preventivamente il coagulo?

«Esatto, questo virus ha la caratteristica, come tanti altri, di far coagulare il sangue nell’immediato contatto. La soluzione non può che essere quella di somministrare l’enoxaparina con una pratica molto semplice, anche a domicilio. Non si aspetti però che il virus completi il suo corso per poi somministrarla quando ormai è troppo tardi. Bisogna anticipare l’uso portandolo al momento in cui si accusano i primi sintomi, ancor prima di effettuare il tampone, poiché fin quando si riceve l’esito, saranno ormai trascorsi in media dieci giorni. Lei pensi che dal naso passa nella trachea, poi negli alveoli polmonari e dunque nel sangue, il tutto nel giro di poche ore, cominciando a farlo coagulare».

Qualcuno però è scettico sui benefici dell’eparina ed è arrivato ad affermare il contrario.

«Noi usiamo l’eparina a quintali. Non riesco a comprendere come miei colleghi possano dire diversamente. Ascolto in televisione anche molti esperti che minimizzano il fatto, parlando di coaguli esigui, quegli stessi però che sono i più pericolosi, che arrivano nelle arterie di periferia del microcircolo impedendo l’ossigenazione del sangue. Il paziente non muore per i trombi in sé, ma perché non vi è questo scambio di ossigeno».

L’Aifa ha dato l’ok allo studio dell’eparina, cosa rappresenta questo passo?

«Dobbiamo ringraziare l’Aifa per aver dato il via libera nel trattamento dei pazienti con Covid-19 ma non riesco a comprendere cosa vi sia da studiare, probabilmente le modalità di somministrazione del farmaco, ma che l’eparina si usi per sciogliere i trombi o per prevenirli non è una notizia di ieri, è basta su una lunga esperienza medica».

Lei è molto stimato per la carriera luminosa che porta sulle spalle. Non teme che queste sue affermazioni possano indurre ad un uso spregiudicato del farmaco?

«Innanzitutto bisogna considerare come il consulto del medico di famiglia sia indispensabile ma la paura di fare uso di eparina è totalmente infondata poiché questa risulta essere nociva in una bassa percentuale di soggetti. Sapere chi può e chi non può farne uso è un’informazione alla sola portata del proprio medico curante».

Nelle scorse settimane ha affermato di aver contattato i vertici della Sanità pubblica per segnalare l’uso preventivo del farmaco. Come è andata?

«Ho inviato diverse mail e mi è stato risposto che i consigli da me riportati sarebbero stati inoltrati agli esperti predisposti a fronteggiare l’emergenza. Non ho poi avuto nessun altro riscontro in merito. Ma non voglio che si monti una polemica su questa cosa. Il mio fine è quello che la gente comprenda come grazie all’eparina sia possibile evitare ulteriori vittime».

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