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Una delle proteste dei dipendenti del Sant'Anna

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CATANZARO – Un macigno lanciato a tutta velocità sul sogno di recuperare un’attesa quotidianità fatta di ricoveri, interventi, attività ambulatoriali, e soprattutto rapporto umano con quei pazienti che, senza il Sant’Anna Hospital, saranno costretti a fare le valige e farsi curare altrove.

La clinica cardiologica eccellenza calabrese, in attesa da settimane di notizie relative al recupero di una liquidità fondamentale per tentare di rimettere indietro l’orologio e ricominciare dopo lunghi mesi di blocco forzato, dall’Azienda sanitaria provinciale di Catanzaro si è vista recapitare a mezzo delibera il “no” più grande e temuto: non si può stipulare il contratto di servizio «sino al completo chiarimento della situazione ancora sub judice, al fine di non perpetuare un eventuale, ulteriore, gravissimo danno economico-fiananziario all’Asp di Catanzaro e al Servizio Sanitario della Regione Calabria».

Con questa motivazione l’Asp di Catanzaro ha deciso di non sottoscrivere almeno per ora, il contratto con la clinica Sant’Anna Hospital relativo all’anno 2020. Questo finché non verrà chiarita la situazione della clinica che vede indagati i dirigenti nell’inchiesta della Procura della Repubblica di Catanzaro denominata “Cuore Matto” (LEGGI IL RINVIO A GIUDIZIO).

Che l’accreditamento firmato tempo fa dal commissario ad acta Guido Longo non fosse vincolante nei confronti dell’Asp, era risaputo: all’Azienda guidata dalla triade commissariale composta da Luisa Latella, Carmelo Marcello Musolino e Salvatore Gullì, rimaneva margine decisionale per la sottoscrizione del contratto con cui si remunerano le prestazioni effettuate per conto del servizio sanitario regionale.

Il 2 marzo scorso il Tar aveva intimato all’Asp di decidere entro 60 giorni se firmare o meno il contratto, nominando preventivamente in caso di inerzia un commissario ad acta. Anche se la decisione è stata poi impugnata innanzi al Consiglio di Stato, l’Asp ha espresso in maniera chiara e definitiva la sua volontà di non firmare, congelando l’atteso trasferimento dei 29 milioni di euro che rappresentano il tetto di spesa regionale assegnato alla clinica cardiologica catanzarese per l’anno scorso.

Nella delibera, in riferimento al Sant’Anna si legge che «induceva in errore l’Asp di Catanzaro circa l’effettivo funzionamento della unità di terapia intensiva coronarica e la concreta erogazione delle relative prestazioni sanitarie, così procurandosi un ingiusto profitto, con pari danno per l’Asp di Catanzaro, che sulla scorta delle false attestazioni contenute nelle Sdo (Schede di dimissioni ospedaliere), quantomeno relative a 778 pazienti, elaborava Drg nei quali venivano riconosciute e liquidate dal predetto ente in ragione del volume di prestazioni sanitarie Utic fittiziamente manifestato da Villa Sant’Anna Spa».

Inoltre, «stante, tra l’altro, la mancata operatività dell’Utic, ribadita per tutto l’anno 2020 dai documenti sopra richiamati, non può, in ogni caso procedersi alla stipula del contratto».

Il sequestro originario della Procura ammontava a circa 10,5 milioni di euro, di cui 5,2 milioni di rimborsi per i ricoveri «in sovrannumero grazie all’indebito utilizzo dei posti letto Utic per degenza ordinaria», 3,3 di funzioni non tariffabili relative all’annualità 2016 e 2 milioni per il ricalcolo della redistribuzione della premialità per la riduzione della mobilità passiva. Più tardi il Riesame ha dissequestrato 7,5 milioni dei 10,5 totali. Difficile, quindi, immaginare che dopo il no alla firma del contratto 2020, si possa stipulare quello per l’anno in corso.

Che fine farà il Sant’Anna Hospital? Parliamo di trecento persone, e altrettante famiglie, che rischiano di rimanere senza alcuna prospettiva occupazionale. Con poche speranze, si attendono le contromosse del managemant del Sant’Anna.

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