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Helda Nagero, commissaria regionale della Croce Rossa

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CATANZARO – Protagonisti sul campo dell’azione di prevenzione nonché di sicurezza dei cittadini dalla minaccia Coronavirus, sono i volontari della Croce Rossa Italiana che dagli aeroporti alle scuole passando per i centri d’accoglienza per migranti, si prodigano di informare sulle norme comportamentali da seguire per evitare l’infezione in questione, nonché offrono un indispensabile supporto alla sanità pubblica effettuando le ormai note prassi volte al controllo dei viaggiatori che giungono in Calabria.

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La psicosi dilagante, in una terra ancora fortunatamente non toccata dall’emergenza Covid-19, spinge però a generare confusione, rabbia e polemiche di vario genere. Di questo e di molto altro abbiamo voluto parlarne con la Presidente regionale della Croce Rossa Italiana in Calabria, la dottoressa Helda Maria Pasqualina Nagero.

Presidente, in che modo si concretizza l’attività della CRI per far fronte a questa emergenza?

«Con circa 300 volontari siamo attivi sul territorio calabrese già dal 4 febbraio, presenti presso gli aeroporti di Lamezia Terme, in cui abbiamo già effettuato oltre 5 mila scansioni e a Reggio Calabria, dove le scansioni effettuate sono oltre un migliaio. In questi punti, in particolare, i nostri volontari si occupano di misurare la temperatura corporea dei viaggiatori con l’uso di termometri ad infrarossi. Da qualche giorno, inoltre, allo scalo di Lamezia, sono stati impiantati anche dei termo-scanner che facilitano fortemente il nostro lavoro. Rilevata una temperatura uguale o superiore a 37.5 procediamo ad isolare il soggetto sottoponendolo ad un esame anamnestico con un medico. Febbre, tosse secca, arrivare da una zona rossa o essere stati a contatto con soggetti dichiarati infetti, porterà all’attivazione della procedura prevista dal protocollo ed al trasporto del soggetto presso la struttura di riferimento. Ma la nostra attività non si esaurisce negli aeroporti. Ci sono Comitati CRI che fanno informativa nelle scuole o Comitati, come quello di Rosarno che, presso il campo di San Ferdinando, informano i migranti su questo virus discutendone anche in lingua inglese, francese o magrebina».

I suoi volontari sarebbero pronti ad affrontare un’emergenza alla pari delle regioni del nord Italia?

«Certamente. Abbiamo un intero reparto dedicato esclusivamente all’emergenza Coronavirus con un responsabile che gestisce i turni, le necessità e la sala operativa. Abbiamo già pronti numerosi volontari formati, una sala operativa attiva h 24 e mezzi a supporto della nostra attività. Teniamo altrettanto in conto che sono varie le emergenze del territorio e nessuna esclude l’altra».

Si sono presentai casi particolari?

«Sono in tanti a chiamare ai nostri centralini per avere consigli. Un caso particolare, pochi giorni fa, è quello di alcuni genitori che si erano mobilitati contro un alunno di un istituto superiore del catanzarese, che, rientrato dalla Toscana, secondo il loro parere non sarebbe dovuto tornare a scuola. Stiamo raggiungendo l’assurdo, bisogna essere più razionali. Prima di guardare l’altro dovremmo capire autonomamente ciò che noi possiamo fare».

Qual è dunque l’atteggiamento corretto da adottare tornando da una regione con un ingente numero di casi?

«Potrei consigliare di limitare i rapporti ed evitare luoghi affollati, in particolare non stare a contatto con gli anziani che sono i soggetti più vulnerabili. Solamente nel caso in cui mi si presentino i sintomi ormai noti del virus allora potrei poi contattare l’autorità sanitaria per effettuare un tampone, ma solo in questi casi. Bisogna comprendere che non è possibile effettuare tamponi su tutti i cittadini. C’è stato addirittura chi, approfittando della fiducia in noi riposta, ha inventato la truffa del volontario che fa tamponi a domicilio. Un fatto che smentiamo assolutamente».

Un’ampia polemica degli scorsi giorni è stata generata da alcuni viaggiatori relativamente al fatto che, presso lo sbarco dell’aeroporto di Lamezia, non sia stato effettuato alcun controllo sanitario. Cosa è accaduto?

«Se il cittadino rientrava da Milano o da Pisa non posso che dargli ragione poiché fino ad ora è stata attuata una logica rivolta esclusivamente all’estero, con il controllo dei soli voli internazionali e quelli provenienti da Roma, poiché è lì che si effettuano gli scali. Nessuno ci ha ordinato il controllo sui voli provenienti da Milano».

Chi lo avrebbe dovuto ordinare?

«La CRI è stata attivata dalla Protezione Civile regionale come associazione capofila, ma non siamo autonomi. Dal punto di vista sanitario noi rispondiamo all’Usmaf (Ufficio di sanità marittima, aerea e di frontiera) e solo se questa ci chiede di controllare tutti i voli allora noi possiamo farlo. Abbiamo il personale pronto a farlo ad ogni ora del giorno e della notte».

Tra i vari effetti della psicosi troviamo l’assalto ai supermercati o l’acquisto smisurato di disinfettati e mascherine. Si agisce correttamente?

«Non riesco a comprendere questa corsa agli acquisti. Riguardo la mascherina chirurgica la funzione è quella di proteggere gli altri da un problema che io potrei trasmettergli. L’uso è dunque consigliato ai soli soggetti che sono già affetti o ai sanitari».

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