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L'università di Catanzaro

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È davvero penoso assistere a questa nuova battaglia municipalistica che accomuna ahimè destra e sinistra sulla sinergia tra l’Università di Catanzaro e l’Unical su Medicina. Tante polemiche per un corso di laurea inter-ateneo che non può che rafforzare l’offerta formativa regionale e migliorare i rapporti di ricerca tra gli atenei di Rende e Catanzaro. Sinceramente, non mi meravigliano, ma queste polemiche fanno cadere le braccia lo stesso. È mia opinione infatti che le sinergie tra gli Atenei calabresi dovrebbero essere ben più forti di questo. In altri territori, più ricchi del nostro, gli atenei si confederano, si fondono, mettono in comune organi come il CdA. 

Da noi speriamo di competere senza massa critica. Quelli che oggi gridano allo scandalo per il via libera dell’Anvur al corso di laurea in Medicina e Tecnologie digitali all’Unical sono in ogni caso gli stessi che, negli anni, non hanno mosso un dito per la nostra università, la città e per un loro corretto, giusto e proficuo rapporto, così come invece è avvenuto altrove.

Ha scritto in un bellissimo post su facebook Roberto Rizza, un giovane che andrebbe valorizzato di più e meglio se solo esistesse una politica buona e sana, a destra come a sinistra. Sono gli stessi. Sono proprio quelli: Quelli del “portare uno studente in centro significa vendere un caffè in più”; Quelli degli studenti di scienze motorie sbattuti a Mater Domini senza trasporti; Quelli degli studenti di sociologia parcheggiati in centro senza servizi; Quelli che nulla hanno fatto per salvare (l’avevamo fatta noi) o costruire una biblioteca nel quartiere Lido.

Quelli delle passerelle in consiglio comunale con i vertici dell’Università; Quelli che non riescono a realizzare l’integrazione tra le nostre aziende ospedaliere; Quelli che sopportano un policlinico senza pronto soccorso; Quelli delle residenze alla Chimirri; Quelli dei tavoli permanenti senza alcuna soluzione; Quelli che «il San Giovanni porterà centinaia di studenti».

La questione “medicina a Cosenza” è nota e decisa da mesi ma non mi risultano, nel mentre di un percorso avviato un anno fa e nei luoghi preposti, interventi puntuali o discussioni serie. Oggi, viste le elezioni regionali (e comunali) alle porte, la nostra politica cerca di ricostruirsi un’immagine attenta al territorio e quasi partigiana. Tanto si sa, la nostra memoria è abbastanza corta. Anziché generare confusione – è infatti bene precisare che “medicina a Catanzaro” oggi non viene trasferita – si dovrebbe pensare a lavorare e a come far crescere il corso stesso per evitare qualsiasi – assolutamente domani possibile – chiusura e, soprattutto, a come promuovere, riorganizzandolo senza baroni e figliastri, la formazione nella nostra #sanità. Il tutto con e nell’idea di una #Catanzaro, finalmente, città universitaria.

La mia convinzione è da sempre la stessa. Costruire una città universitaria significa costruire una città capace di accogliere gli studenti facendone dei residenti integrati e facendo allo stesso tempo godere il territorio di tutti quei benefici sociali, culturali ed economici che un ateneo, come è naturale che sia, irradia nel contesto di riferimento. Abbiamo perso troppo tempo. Le due istituzioni, comune e università, son quasi sempre state lontane. Mai davvero collaborative, divise da interessi diversi. Fa rabbia. Questa politica, la stessa degli stessi che oggi riempiono giornali e siti di tardivi comunicati stampa, ha alimentato, a causa di decisioni improvvisate e di promesse disattese, l’immagine di una città poco accogliente, disordinata e, soprattutto, poco giusta.

Condivido parola per parola. Aggiungiamo solo che qui – a differenza di Cosenza – dell’Università non gliene è mai fregato a nessuno concretamente. Solo pennacchi, una lontananza siderale su quanto avveniva di buono a Germaneto e anche stavolta solo un chiasso per coprire il nulla. A destra come a sinistra.

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