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CATANZARO – Che fare? S’interrogano i grillini. Luigi Di Maio ha preso atto che la base in larga parte è propensa al ritorno all’autarchia. D’altra parte ci sono settori pentastellati che domandano: “vogliamo passare altri cinque anni senza rappresentanza regionale?”.

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È qui il busillis. La più attiva in questa discussione interna, ma ad alta voce visto che la rende pubblica su facebook, è la parlamentare Dalila Nesci che già dal giugno scorso chiese a Di Maio di potersi candidare per la presidenza. Richiesta ripetuta nelle settimane passate, ma con esito negativo per l’onorevole di Tropea.

L’interessata, tuttavia, rilancia, rivolgendosi al collega Nicola Morra: «Ti dico pubblicamente che se non vuoi sostenere la mia di candidatura, io invece sono disponibile a sostenere la tua a garanzia del M5S per le regionali in Calabria. Affermo questo, perché dire che la lista in Calabria è meglio non presentarla significherebbe non prenderci le responsabilità politiche che abbiamo e mimare il comportamento irresponsabile del nostro Capo politico Di Maio: che non ha dato e non dà indirizzi sulla “questione calabrese” e che adesso scarica a noi la responsabilità di un percorso elettorale a un mese dal voto. Tutto questo nonostante, già dall’inizio di questa nuova legislatura, gli chiedessimo un mandato politico chiaro per la nostra regione di provenienza essendo ben consapevoli dell’importante appuntamento elettorale e della necessità di una strategia politica coerente per arrivarci pronti».

Immediata, lunga e articolata la risposta del senatore di Cosenza la cui cifra amara si può racchiudere in questo ragionamento: «Il male che infesta la Calabria non può essere estirpato con metodi comuni. Non basta la buona volontà di pochi in mezzo al disinteresse di tanti: serve una rivoluzione, qualcosa di straordinario».

Ci vuole tempo e olio di gomito, come si dice. Morra aggiunge: «Lo dico in tutta onestà: io credo che il MoVimento sia ancora la sola speranza di una vera rivoluzione, ma per una sfida del genere c’è da lavorare, per rappresentare la parte sana e silenziosa di questa terra e anche per coinvolgerla nella politica locale. Abbiamo portato un grande cambiamento in Italia. Una missione senza precedenti di cui faccio parte e di cui sono orgoglioso. Ma per la Calabria serve di più. […] Lo dico con rammarico. Siamo in estremo ritardo, nonostante da primavera 2018 solleciti il M5S a costruire e sviluppare un percorso finalizzato alla costruzione di un programma e di una lista degni del nostro DNA. Un percorso avviato e che, non so per quali motivi, è stato interrotto. Una costruzione dapprima non adeguatamente sostenuta, poi dimenticata per la politica regionale: quella vicina alle persone ben più di quella nazionale».L’ipotetica alleanza elettorale tra Pd e M5S, alla luce dei recentissimi pronunciamenti, sembra sia andata definitivamente a farsi friggere. Se, però, togliamo le sigle e le mutiamo in simboli civici e desistenti, allora la musica potrebbe cambiare. In fondo, come taluni hanno ricordato in queste ore, il capo dei grillini, fino a prova contraria, è ancora Grillo. Dunque, si chiude una porta e se ne apre un’altra. Anche perché, con un altro scossone il governo va a casa.

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