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Sergio Abramo e Domenico Tallini

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CATANZARO – Le elezioni regionali scombinano equilibri e fanno saltare i nervi. Assieme all’afa insopportabile sono la causa principale di esaurimento tra i maggiorenti e gli strateghi del centrodestra al governo della città di Catanzaro.

Ne sanno qualcosa a Palazzo de Nobili dove problemi come la carenza idrica, il diserbo, i rifiuti, giusto per citare qualche esempio, passano in secondo piano rispetto alle urgenze di Forza Italia, presa dalla guerra intestina tra due fazioni in lotta, e il tentativo di frenare l’emorragia di militanti e amministratori che scivolano fuori dal perimetro azzurro, portando con sé voti e consensi.

Il braccio di ferro tra le due anime azzurre – che nell’aula del consiglio comunale si consuma sul futuro del presidente Marco Polimeni, sulla cui testa incombe una mozione di sfiducia sponsorizzata proprio dal gruppo di Fi, e liste satellite come Obiettivo comune – blocca l’attività amministrativa, e punta a raggiungere l’attenzione del candidato alla presidenza della Regione Calabria, per il centrodestra, Roberto Occhiuto.

Di questo si tratta: far valere potere contrattuale e peso elettorale per contare di più nella coalizione e nella definizione delle liste nell’area centrale della regione, dove l’ultima parola potrebbe averla il coordinatore regionale, il senatore Giuseppe Mangialavori.

Mentre il faccia a faccia tra le due anime azzurre rappresentate dal coordinatore provinciale, il consigliere regionale, Domenico Tallini, e il sindaco Sergio Abramo, che da mesi si professa berlusconiano doc, viene rinviato a tempo indeterminato, Forza Italia perde un altro pezzo da novanta.

Proprio ieri ha ufficializzato il proprio addio dalla squadra, mettendo a repentaglio anche l’importante incarico che riveste da tre anni, il vice presidente della Provincia di Catanzaro, Antonio Montuoro.

Sempre di più, insomma, la differenza nella definizione della leadership, con Abramo che non nasconde le velleità prossime venture (non dispiacerebbe al sindaco di Catanzaro occuparsi di un settore in cui ritiene di essere bravo come i conti, accettando la sfida di un assessorato al Bilancio) la faranno i consensi: chi conta di più in forza elettorale e credibilità. E la mozione di sfiducia a Polimeni, che per essere depositata all’Ufficio di presidenza ha bisogno delle firme dei 2/5 del consiglio (quindi 13 consiglieri) sarebbe la cartina di tornasole nella definizione delle nuove alleanze, ad esempio quella con il consigliere regionale Filippo Mancuso, in quota Lega, dato vicino a Tallini dopo essere stato eletto con i voti di Abramo; e il consigliere regionale Baldo Esposito, vicino all’ex senatore Piero Aiello e quindi ai fratelli Gentile, in cerca di una lista forte in cui ricandidarsi. Si gioca a risiko, sulle spalle dei catanzaresi.

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