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Raccolta dei rifiuti

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COSENZA – La Calabria, per quanto riguarda il settore rifiuti, sembra correre a perdifiato verso un precipizio. Ma c’è chi pensa a quale vestito indossare.

L’ultima idea dell’assessore regionale all’Ambiente De Caprio, infatti, è quella di realizzare un’Ato unica regionale in luogo delle attuali cinque provinciali che non hanno funzionato. Lo anticipa il presidente dimissionario dell’Ato di Cosenza, il sindaco di Rende Marcello Manna con un comunicato a nome dell’ufficio di presidenza. Non sappiamo se l’Ato unica regionale funzionerà, di certo qualche perplessità la muove il fatto che se non si è riusciti a gestire il ciclo dei rifiuti in territori più ristretti, dove si sarebbe potuto esercitare una sorta di “solidarietà di prossimità” appare difficile farlo in un ambito di 404 comuni. Sul versante dei servizi primari, poi, l’esempio dell’autorità idrica calabrese di certo non è incoraggiante, visto che in oltre tre anni dalla sua istituzione non ha prodotto praticamente nulla. Naturalmente aspettiamo la prova dei fatti.

Il problema vero, però, non è l’abito giuridico, ma la sostenibilità economica del ciclo dei rifiuti che in Calabria appare oggi insostenibile. Per il solo trattamento dei rifiuti spendiamo qualcosa come 100 milioni di euro l’anno. Una cifra astronomica visto il Pil della regione e la situazione di crisi in cui versano gran parte dei comuni. Facciamo un esempio su tutti. Per la sola Ato di Cosenza il trattamento costa circa 36 milioni l’anno, ad oggi ne sono stati recuperati poco meno di nove.

La Regione Calabria, poi, ha in pancia 350 milioni di crediti verso i comuni che non si sa come e quando recupererà e che rischiano di portare l’ente ad un default. Si perchè la cifra continua ad aumentare. In questo periodo la Regione per risolvere l’emergenza si è sostituita ai comuni nel pagare il servizio. Ma si tratta di un prestito che deve essere restituito dai Comuni. Un po’ come il Recovery Fund. Riusciranno i sindaci a far fronte a questi impegni?

Il dubbio è lecito visto che sul tavolo ci sono due aggravanti. La prima è la situazione di crisi creata dalla pandemia. Molti comuni che già hanno serie difficoltà ad incassare la Tari hanno sospeso i tributi e hanno quindi minori incassi. E le prospettive future non possono essere rosee. La seconda aggravante è che in questo momento vista la mancanza di impianti, la Regione sta approntando una gara per affidare il trattamento dei rifiuti alla multiutility romagnola Herambiente ad un costo che dovrebbe aggirarsi intorno ai 250 euro a tonnellata contro i 120 attuali. La gara è in via di definizione e il costo complessivo dovrebbe aggirarsi attorno ai cinque milioni per poco più di un mese. Nel frattempo è stata siglata una sorta di convenzione che affida trenta carichi alla società modenese.

La cosa incredibile è che i rifiuti verranno portati in quel di Treviso ovvero a 1200 km di distanza con tutto quello che comporta sotto il profilo dei costi e dell’inquinamento. L’emergenza non consente altre strade, ma è evidente che il costo del trattamento dei rifiuti in Calabria deve essere abbattuto. Lo si potrà fare solo se la regione si dota di impianti e tecnologie moderne in grado di realizzare una vera economia circolare. Non stiamo parlando di fantascienza ma di qualcosa che in embrione in Calabria già esiste. Ci stiamo riferendo, ad esempio, al termovalorizzatore di Gioia Tauro. Le due linee attivate (oggi sottoposte a manutenzione) da sole sono in grado di lavorare circa 400 tonnellate. Se si raddoppiano arrivano a 800. In Calabria mediamente produciamo 1200 tonnellate di rifiuti l’anno. L’impianto da solo quindi potrebbe risolvere definitivamente l’emergenza. Non è in fondo un calcolo così difficile.

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