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L’ANTICA Kaulon chiede aiuto. Chiede di essere protetta dai pericoli più gravi. E il maggiore pericolo per il millenario sito magnogreco, posto sul confine della provincia di Reggio Calabria e Catanzaro, alla periferia settentrionale di Monasterace marina, oggi viene dal mare. Tutta la sua fragilità si fa sentire ora più che mai, dopo che la forza di “Nettuno” ha esposto alcune parti del Parco archeologico intitolato ad uno dei suoi scopritori, il trentino Paolo Orsi, ad una prova di resistenza incredibile. 

La furia delle onde delle scorse settimane ha minacciato la parte più a sud dei resti dell’antico tempio. Il terrazzamento su cui i ruderi del suo basamento è stato indebolito alle sue fondamenta. E ora incombe la paura che le prossime intemperie possano provocare danni irreparabili. Da tempo è scattato l’allarme. Si susseguono gli appelli per chiedere interventi concreti sul Parco. L’ultimo, solo in ordine di tempo, è quello lanciato ancora una volta dall’archeologo Francesco Cuteri. Questi ha chiamato in causa il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e il ministro per i beni culturali Massimo Bray. 
“Quello dell’antica Kaulonia, così a ridosso del mare – ha scritto Cuteri – è un Parco che deve necessariamente continuare ad esistere nella sua integrità. Non deve trasformarsi, da luogo di memorie, in luogo dei ricordi”. Le promesse di finanziamento, a dire la verità, non mancano. E non da ora. La Soprintendenza archeologica calabrese, insieme al Comune di Monasterace, ha da tempo predisposto un progetto per un milione e mezzo circa di euro di finanziamenti per l’intero Parco ma sembra che tale proposta si trovi molto indietro nella relativa graduatoria. Anche la Provincia di Reggio Calabria parla di un altro finanziamento, molto più corposo, che è all’incirca di 2 milioni e mezzo di euro, specifico per creare barriere a mare per frenare le onde d’urto e tenerle lontane dai luoghi da salvaguardare. E poi ci sarebbero altri soldi per il museo dell’antica kaulon, 300 mila euro della Soprintendenza e uguale somma del Comune, per l’ampliamento e la completa fruizione del sito culturale. Naturalmente bisogna seguire le procedure stabilite dalla legge, la parte burocratica. Ma Nettuno o come lo si voglia chiamare è imprevedibile. Un’altra ondata uguale a quella delle settimane addietro creerebbe ulteriori pregiudizi quantomeno al tempio. 
L’allarme è confermato dalla geologa dell’Università della Calabria Maria Pia Bernasconi, che ha effettuato un sopralluogo chiesto dal funzionario di zona della Soprintendenza per i Beni archeologici della Calabria, Maria Teresa Iannelli. Dalla relazione della Bernasconi emerge visibilmente la “gravità della situazione” perchè l’erosione ha lasciato solo un “sottile diaframma di terreno tra i resti archeologici ed il mare”. Ma c’è da dire pure che ogni volta che si è parlato di sistemare le barriere a mare, sulla questione sono sorti posizioni contrastanti.
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