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CATANZARO – Un gruppo di cardiologi giapponesi ha scelto l’Università di Catanzaro per aggiornarsi sulle migliori terapie oggi disponibili nel campo delle aritmie e dello scompenso cardiaco. I medici sono stati accolti dal professore Ciro Indolfi, direttore del Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche dell’ateneo catanzarese nell’ambito dell’internazionalizzazione delle attività. «Lo scambio di buone pratiche – ha sostenuto Indolfi – deve diventare consuetudine».

«Durante il corso i medici giapponesi – è scritto in un comunicato dell’università Magna Grecia – hanno seguito con collegamenti simultanei dalla sala di elettrofisiologia procedure invasive di ambito aritmologico quali impianto di pacemakers, impianto di defibrillatori/cardioverters, terapia di resincronizzazione cardiaca, cardioversione elettrica, e le procedure di cardiostimolazione definite oggi “marcatamente complesse” attraverso l’inserimento di nuovi elettrocateteri nel cuore per adattare al singolo paziente le terapie elettriche oggi disponibili. I medici Antonio Curcio e Giuseppe Santarpia hanno seguito lo svolgimento dei lavori scientifici e le procedure in sala di elettrofisiologia, curando in particolare gli aspetti della prevenzione della morte cardiaca improvvisa che in Giappone prende il nome di “Pokkury Syndrome”».

«Lo scambio di buone pratiche – ha sottolineato il professor Ciro Indolfi – deve diventare una consuetudine non solo a livello nazionale, ma anche internazionale, al fine di apprendere ed interscambiare le informazioni disponibili per il miglior trattamento di patologie molto comuni quali lo scompenso cardiaco e la morte cardiaca improvvisa. Grazie alla collaborazione con l’Università Magna Graecia, il Cnr, la Direzione Generale e la Direzione Sanitaria della Azienda Mater Domini di Catanzaro siamo riusciti, in una regione difficile, ad creare una delle più innovative realtà per la Ricerca, la Diagnosi e la Cura delle cardiopatie».

«La ‘mission’ della Divisione di Cardiologia del Campus dell’Università Magna Graecia è, infatti – riporta ancora la nota – fondata su la ricerca di strategie terapeutiche innovative, sulla didattica e assistenza che hanno portato in questa circostanza la città di Catanzaro e la Calabria ad essere pioniere del messaggio di buona sanità italiana nell’Estremo Oriente».

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