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CATANZARO – C’è da crederle quando racconta che il suo ultimo romanzo lo ha scritto lì, seduta ad un tavolino, per più di un mese, respirando l’odore del caffè. Del resto, solo vivendole a pieno le emozioni possono essere raccontate e arrivare direttamente al cuore della gente. Giuseppina Torregrossa, palermitana, medico ginecologo, presenterà il suo ultimo libro “La miscela segreta di casa Olivares” domani, a Catanzaro, all’interno della manifestazione “Le piazze del libro” – l’iniziativa è curata da Slow Food Catanzaro, presieduta da Giuseppe Costabile. Anche questa volta protagoniste sono le donne: coraggiose, fiere, passionali, sensuali, profumate. E anche questa volta più che leggerlo, il libro lo mangi, lo odori, inebriato dai suoi profumi, gusti, sapori che raccontano prepotentemente la sicilianità. Così tanto da stordirti. Il profumo del caffè appena tostato che “guadagna la porta” e si spande in uno dei quartieri più noti di Palermo, I Quattro Mandamenti, rappresenta l’abbondanza per la famiglia Olivares sino allo scoppio della Seconda guerra mondiale che cambierà le sorti dell’intero Paese; il futuro, letto nei fondi della tazzina da Viola e la rinascita per Genziana. C’è l’amore per la famiglia, il coraggio di ritrovarsi e ritrovare la propria strada, l’amore con la A maiuscola. C’ è la profonda umanità e generosità. C’è la gente di Sicilia. Così come nei sui precedenti romanzi.

L’assaggiatrice; Panza e prisenza; Il conto delle minne; Manna e miele, ferro e fuoco. In tutti i suoi libri lei esalta l’unione tra ricette e dialetto siciliano. Qual è il rapporto tra la sua scrittura e la Sicilia? 

«È un legame forte, senza la Sicilia non avrei storie da raccontare, senza la scrittura non avrei potuto raccontare la mia amatissima terra». 

Ricette, profumi e sapori. È una brava cuoca e qual è il piatto che le riesce meglio? 

«Non sono brava, la cucina e per me un momento di meditazione, talvolta serve a vuotare la mente. So fare alcune ricette della cucina tradizionale siciliana: caponata, pasta con le sarde, Norma, gelo di mellone, gelo di cannella…». 

Cibo e sesso. Nel suo primo romanzo il legame è fortissimo. Ha voluto sdoganare la femminilità meridionale? 

«Un po’ quello, un po’ un modo di aggiungere piacere al piacere». 

Le protagoniste dei suoi libri sono tutte donne. La domanda nasce spontanea: fare la ginecologa l’ha aiutata a comprendere meglio l’universo femminile? 

«No, mi ha aiutata a comprendere l’importanza del corpo e delle sue necessità. Spesso mortificato, costretto, piegato, svilito, il corpo talvolta si ribella e prende la strada della malattia. Nelle donne il corpo e capace di determinare il destino».

“La miscela segreta di casa Olivares”. Non le nego che leggendo il suo romanzo viene voglia di bersi un bel caffè, sembra di sentire il profumo. Crede più nella scrittura o nelle sensazioni? 

«Non c’e letteratura senza sensazioni, al massimo può esistere la saggistica, il trattato. Per avere un buon romanzo bisogna avere una grande capacità di accogliere le proprie sensazioni». 

Sensazioni, dunque. Come quelle che arrivano dal cibo. Ed è proprio in omaggio a Giuseppina Torregrossa che Slow food Catanzaro ha organizzato una serata conviviale subito dopo la presentazione del libro. Una cena a dieci mani, preparata dagli chef Davide Costantino, Gennaro Di Pace, Orazio Lupia, Bruno Tassone e Claudio Villella, che prenderà spunto dalle ricette disseminate nei libri della scrittrice. A tavola con caponata, cassatine e… Profumi e sapori della Sicilia che diventano un tutt’uno con quelli della Calabria. Anche questa è la magia del cibo.

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