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Don Luigi Ciotti con la dirigente Falbo e gli alunni

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CERVA (CATANZARO) – Sta girando in lungo e in largo la Calabria, in vista della manifestazione nazionale che si terrà a Locri il prossimo 21 marzo, in occasione della ventiduesima Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie. Un appuntamento a cui ha dato la propria adesione anche il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che dovrebbe essere in Calabria il prossimo 19 marzo per incontrare le famiglie delle vittime innocenti di mafia.

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Tra le tappe di don Luigi Ciotti anche quella nella Presila Catanzarese, con l’incontro tenuto a Cerva alla presenza degli studenti dell’Istituto comprensivo “Corrado Alvaro” di Petronà, diretto da Rosetta Falbo. Nella palestra comunale il fondatore di Libera ha incontrato gli studenti nell’ambito della decima iniziativa sulla legalità sul tema “Cambiare noi: costruire insieme una Calabria senza ‘ndrangheta”.

Il dialogo con i giovani è stato particolarmente intenso, a loro don Ciotti ha detto: “Non conta l’io o l’opera di navigatori solitari, conta il noi. Io mi sento piccolo per la complessità del mondo che mi circonda, ma so che la speranza ha bisogno di ciascuno di noi. Rassegnazione, delega e indifferenza sono una malattia mortale. La Calabria – ha spiegato – è una terra meravigliosa e 400 clan non devono distruggere l’immagine della vostra terra. Nessuno sporchi la dignità di questa terra”.

Per i giovani alunni, presente anche una delegazione di studenti del liceo scientifico e dell’istituto agrario di Sersale , sono state diverse le sollecitazioni di don Ciotti: “I dubbi fanno crescere le persone perché più sani delle certezze. La conoscenza – ha aggiunto – è la via maestra del cambiamento, la cultura dà la sveglia alle coscienze, ma in Italia abbiamo 6 milioni di analfabeti di ritorno. Gli studenti devono avere gratitudine verso gli insegnanti che non portano gli alunni, ma li accompagnano. Non bisogna accontentarsi di informazioni di seconda mano. Oggi ci sono persone che dicono noi e pensano io. Il cambiamento ha bisogno di ciascuno di noi, serve coraggio di avere più coraggio. Non si può essere cittadini a intermittenza e la legalità non è malleabile e sostenibile”.

In vista della manifestazione nazionale di Locri, il fondatore di Libera ha spronato tutti: “La legalità si deve saldare alla corresponsabilità e libertà. La verità deve toccarci dentro. C’è libertà però – ha sottolineato – se ci impegniamo a liberare chi libero non è. Chi è povero non è libero, chi delinque non è libero. Le mafie tolgono la dignità e la libertà perché creano una cappa impressionante. Le mafie sono dentro il sistema, vivono tra noi e non si possono sconfiggere le mafie se non si sconfigge la criminalità politica ed economica. Non chiediamo agli studenti di fare gli eroi – ha ammonito don Ciotti – ma di prendere coscienza, di prendere i primi segni. Il cambiamento inizia dentro di noi e l’unità di misura dei rapporti umani è la relazione. Non sottovalutiamo i problemi perché il problema delle mafie non riguarda solo qualche regione geografica. Il problema riguarda tutti. Le mafie sono forti in società fragili e diseguali”.

L’intervento del sacerdote impegnato nel sociale è stato preceduto dai saluti della dirigente scolastica, Rosetta Falbo: “Abbiamo aspettato don Luigi Ciotti – ha detto – come si fa con una grande amico. Un giorno straordinario per noi. La scuola è qui da noi presidio di legalità. La mancanza di scuola rende vulnerabili i ragazzi, li rende facili prede. La mafia prima ancora che con la giustizia si vince con la scuola. La criminalità prima illude e poi delude perché ruba i diritti e la libertà. Studiare, i ragazzi devono studiare perché solo con lo studio si capisce ciò che giusto e ciò che è sbagliato”.

Subito dopo l’intervento di Daniela Fazio, responsabile Libera Catanzaro, che ha lodato il lavoro svolto dalla scuola di Petronà sulla legalità, rammentando “che don Luigi è arrivato a Cerva non per caso, ma perché sa che lavoro si sta facendo per la legalità e non da oggi, ma da tre anni”.

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